La questione sociale: la sfida dell’uomo contemporaneo

Pubblicato il 1 luglio 2025 alle ore 17:12

Dall’economia del bisogno alla costruzione di un’economia dell’essere

di Carmelo Samonà
1 luglio 2025
tratto dal Notiziario di Rinascita 18 Accademia – Giugno 2025

Nel cuore della crisi contemporanea, la questione sociale non è semplicemente un tema economico, ma affonda le sue radici nella natura stessa dell’essere umano. Il problema sociale riguarda l’essenza dell’uomo, la sua capacità di non essere semplicemente ciò che è dato, ma di diventare, di trasformarsi, di creare. Mentre ogni altro essere vivente è un’espressione diretta di ciò che è – la pietra è pietra, la pianta è pianta, l’animale è se stesso nella sua specie – l’uomo, al contrario, non è ciò che è, ma tende costantemente a ciò che ancora non è. In questo paradosso – essere un essere del non essere – risiede la sua grandezza, ma anche la sua fragilità.

 

Lavoro, volontà e libertà

Il lavoro umano non è un semplice atto produttivo, ma è l’espressione del passaggio dal non essere all’essere. Attraverso la volontà, l’uomo trasforma la realtà, imprimendo alla materia una forma che nasce dalla sua interiorità, dalla capacità di immaginare un fine e di muovere verso di esso la propria azione. Il lavoro, dunque, è il motore attraverso cui l’uomo si rende creatore, elevandosi oltre la condizione animale, che è guidata dagli istinti e dalla necessità. Tuttavia, proprio qui si innesta il problema sociale: cosa accade quando il lavoro, che dovrebbe essere espressione della libertà dell’Io, viene trasformato in merce?

 

Il rischio della mercificazione dell’uomo

Quando il lavoro è sottratto alla volontà individuale e ridotto a merce, l’essere umano perde la propria dignità. Il lavoro diventa allora uno strumento che serve a un fine esterno, imposto, e l’individuo è costretto a vendere la propria forza vitale, la propria libertà, per sopravvivere. Questo processo non è solo economico, ma esistenziale: è il segno di una società che non riconosce più l’essere umano come soggetto, ma lo trasforma in mezzo, in utensile. È la radice di ogni forma di schiavitù moderna, che si manifesta non più con le catene fisiche, ma con quelle invisibili del bisogno, della precarietà e della dipendenza economica.

Il ruolo del denaro e dell’utensile

Il progresso tecnologico e l’evoluzione dell’intelletto hanno portato l’uomo a creare utensili sempre più sofisticati. Ma l’utensile, pur amplificando la capacità produttiva, distanza l’uomo dalla realtà, lo separa dal contatto diretto con la natura e lo induce a vivere dentro astrazioni. Il denaro, nella sua funzione positiva, è il sangue che fa circolare l’economia, ma quando diventa fine a se stesso, anziché mezzo di scambio, si trasforma in un idolo che alimenta l’illusione e la separazione. In questo modo sia il denaro che il lavoro rischiano di diventare merci, perdendo la loro natura originaria e favorendo la disumanizzazione del sistema sociale.

 Verso una nuova economia della fraternità

 La questione sociale oggi ci pone di fronte a una scelta cruciale: continuare su una strada che riduce l’uomo a strumento, o avviare una profonda rigenerazione culturale, spirituale e sociale. L’economia trova il suo senso autentico solo quando il lavoro non è motivato dall’egoismo, ma dal bisogno dell’altro. Quando la mia attività non è più finalizzata al tornaconto individuale, ma all’incontro con la necessità dell’altro, allora l’economia diventa lo spazio in cui si trasforma l’egoismo in altruismo. Questo è il compito del nostro tempo: generare forme sociali che restituiscano centralità all’Io umano come essere libero, creativo e relazionale. Un Io che non si appaga del già dato, ma che diviene se stesso solo nel creare il futuro, costruendo ponti, comunità, opere e realtà che riflettano la dignità umana.

 

Conclusione

La questione sociale è dunque la questione dell’uomo. È la sfida di passare da un’economia fondata sul bisogno e sulla paura della privazione a un’economia dell’essere, fondata sulla libertà, sulla fraternità e sul riconoscimento reciproco. È il cammino, urgente e necessario, verso una civiltà in cui l’economia, la cultura e la vita sociale siano al servizio dello sviluppo integrale dell’essere umano.

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