Tendenze narrative dell’era dei social media

la centralità della comunicazione
di Aloisa Clerici
La comunicazione è vita.
La vita è relazione.
Senza relazione, la vita non scorre liberamente.
La comunicazione avviene tra due elementi distinti: ‘emittente’ e ‘ricevente’.
Il primo invia un messaggio e il secondo lo riceve. Il messaggio si riferisce ad un ‘contesto’, che è la scena dell’atto comunicativo, l’ambiente in cui avviene lo scambio.
Il passaggio dell’informazione attraversa un ‘canale’ (aria, cavo, telefono, computer ecc.) e si compie quando si usa un ‘codice’ linguistico comune sia all’emittente, che al ricevente.
Se l’emittente si serve di un codice ermetico e ambiguo, oppure un linguaggio non condiviso dall’interlocutore, lo scambio sarà vago e la comunicazione avrà un esito incerto.
Per esempio, se devo tenere una conferenza in francese e non so se l’intero pubblico conosca la lingua fluentemente, il mio intervento rischierà di non arrivare a tutti.
Se sono consapevole del rischio, posso evitare un risultato negativo, avvalendomi per tempo di supporti: un interprete, un proiettore con sottotitoli leggibili, in modo da ridurre al minimo la possibilità di incomprensione.
I contesti professionali traggono dalla qualità della propria comunicazione, un elemento di fondamentale rilievo per l’incremento della propria attività; conviene dunque considerare con attenzione alcuni aspetti. Per esempio, se il mio lavoro si avvale di tecniche, software o strumenti specifici – noti solo agli operatori del mio settore – non posso dare per scontato che il mio interlocutore-cliente li conosca quanto me, ma devo curarmi di coinvolgerlo in una narrazione semplificata, per evitare che quest’ultimo si senta estraneo e si allontani.
Il modo di parlare, scrivere o raccontare qualcosa è sempre il riflesso di uno stile, che attinge da caratteristiche di personalità corrispondenti. Lo stile narrativo individuale è costituito da tante componenti: temperamento, principi etici, credenze e tradizioni, criteri di scelta, sistemi di pensiero e idee. Valutare gli elementi più comuni del linguaggio è utile, sia per raffinare la necessaria consapevolezza, sia per identificare il profilo di un interlocutore che spesso, non conosciamo di persona.
Oggi, con la diffusione dei social media, comunichiamo tutti compulsivamente. Lo facciamo attraverso messaggi privati quotidiani, post pubblici, scritti, e-mail, video e simboli, che creiamo e organizziamo in modo che vengano letti, ma non sempre ci preoccupiamo che siano compresi.
Considereremo nella seguente analisi, le caratteristiche più comuni, riguardanti la narrazione verbale parlata e scritta, perché il modo in cui ci si esprime, rivela molto di noi e degli altri.
SINTESI: narrazioni incisive e sintetiche, piuttosto che lunghe e dettagliate
In questo momento storico l’uso di poche parole è più efficace della descrizione approfondita. Escludendo la stesura di prodotti editoriali, articoli e la conduzione di lezioni, conferenze o appuntamenti informativi che necessitano di una traccia articolata, i racconti lunghi sono oggetto di più probabile abbandono, soprattutto se i riceventi non hanno affinità o interesse per i contenuti proposti.
QUANTITÀ: Raccontare poco, evitando la pressione sull’altro
Generalmente, intervenire frequentemente, senza reale pertinenza, crea rumore di fondo e abbassa l’indice di ascolto. In contesti commerciali invece, se l’emittente insiste nell’invio volontario dello stesso messaggio, come fanno pubblicità e un certo tipo di informazione mediatica, il contenuto arriva grazie al potere della ripetizione. Ne emerge tuttavia, più un bisogno di adesione o rassicurazione, che una comunicazione autentica. I professionisti promuovono la loro attività sulle piattaforme social, in forma assidua e pianificata, per contattare il proprio pubblico. Non c’è nulla di eticamente improprio nell’usare un mezzo per informare il proprio target, ma è importante per l’utenza ricevente, poter riconoscere la qualità di un’interazione, che a volte è basata su una modalità curata e genuina, altre volte può contenere superficialità, disattenzione, oppure forme di manipolazione. Perciò occorre comunicare in modo appropriato, poiché quando manca la responsabilità di ciò che si dice e si scrive, il ricevente consapevole percepisce comunque l’anomalia.
PROPRIETÀ LINGUISTICA: espressione corretta e termini esaurienti
Il grado di ricercatezza del linguaggio deve corrispondere ad un analogo livello culturale del ricevente. Al contrario, parole semplici, sovrabbondanza di immagini, emoticon ed elementi di fruizione elementare saranno più adatti ad un pubblico giovane, anziano o straniero.
CURA ED EMPATIA: attenzione a sé e considerazione per l’altro
Per ottenere qualità, occorre rimanere presenti a se stessi nel momento dell’intervento soprattutto verbale, avere coscienza di ciò che si sta esprimendo e contemporaneamente, entrare in empatia. Al contrario, ignorare l’effetto che il racconto può generare nell’interlocutore, fa rischiare di inciampare in fraintendimenti, incomprensioni o interpretazioni errate.
SPONTANEITÀ E IPOCRISIA: verità d’intento e consapevolezza
Un messaggio può contenere freschezza, naturalezza e autenticità, tanto quanto artificio, ipocrisia o falsità. Nonostante si dia alla genuinità un’accezione positiva, se questa è dettata dall’impulsività o dall’urgenza di soddisfare uno sfogo immediato, si può ottenere una comunicazione sì sincera, ma anche ingenua, sbrigativa e poco utile.
RISPETTO E NONCURANZA: Educazione e rispetto in ogni contesto
Toni aggressivi o offensivi nei confronti del ricevente, più che libertà d’espressione e forza, rivelano schiavitù e ignoranza. La reazione d’attacco ad uno stimolo esterno, non elaborata razionalmente, è tipica della fase adolescenziale, momento di formazione della personalità, dominata dall’istinto e dalla meccanicità. La mancanza di interesse o di considerazione verso l’altro, possono rappresentare un altro eventuale indice da valutare, per rispondere adeguatamente o abbandonare una conversazione.
SILENZI E PAUSE: Un’immagine vale più di mille parole, ma un silenzio, può dire più di mille immagini. Come in musica, nelle composizioni artistiche e perfino nelle relazioni interpersonali, c’è bisogno del silenzio, del respiro, del vuoto necessario a raggiungere un’armonia. L’uso consapevole della pausa, rende più leggibile una comunicazione scritta e conferisce fluidità ad una conversazione verbale.
Saper comunicare può essere considerata la più raffinata delle arti e permette di fare della vita, la nostra migliore opera.
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