Hanno ancora senso le Istituzioni contemporanee?

Pubblicato il 30 agosto 2025 alle ore 08:21

 

 

 

 

Editoriale

dal notiziario di Agosto 2025

di

Rinascita 18 Accademia

 

Gli scenari geopolitici attuali hanno messo in chiara evidenza il definitivo esaurimento di tutti i valori che giustificavano l'esistenza delle istituzioni sociali contemporanee, sia nell'ambito culturale, sia nell'ambito politico, sia nell'ambito economico.

Sono i fatti, i recenti fatti drammatici, che hanno segnato la morte oggettiva di queste istituzioni, che continuano a sopravvivere per inerzia. In realtà sopravvive la loro impalcatura esteriore ormai svuotata di senso, come il cadavere di qualcosa che nella sua essenza è ormai scomparso come il resto di una vita che si è estinta e che si trova in avanzato stato di putrefazione. In realtà l'umanità, sopratutto in occidente, vive oppressa da processi di putrefazione di istituzioni del passato.

Questi processi sono la conseguenza del fatto che ancora nella vita sociale dell'umanità non si è risvegliata pienamente la coscienza della necessità di un radicale rinnovamento sociale, dove i differenti aspetti della vita umana possano svilupparsi in modo sano, ritrovando la loro ragion d'essere negli impulsi fondamentali della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità, impulsi che sono una condizione necessaria perchè l'individualità umana possa esplicarsi nella sfera sociale. Ma in realtà questa ottusità della coscienza, rispetto a quelli impulsi che sono oggettivamente necessari per ricollocare l'uomo al centro della vita sociale, per creare una vita sociale conforme alla dignità umana, costituisce il vero nucleo del problema. In realtà ciò che opera in modo distruttivo, come deriva del passato, opera sulla coscienza come una forza di ottundimento, come una coltre di ottusità. In questa ottusità, l'umanità cerca ancora appigli in forme sociali ed istituzionali ormai completamente svuotate di senso di appartenenze etiche, biologiche, religiose, sono potenze distruttive sul piano sociale paragonabili alla forza di devastazione che sul piano esteriore può essere prodotta dell'energia nucleare.

Il paradigma più pericoloso di questa persistenza delle scorie del passato trova la sua massima espressione nello stato nazionale religioso. Cioè, un'istituzione politica fondata sull'appartenenza biologica, sulla identità nazionale e sulla religione come istituzione politica. Una comunità che si configura come il risultato di queste tre potenze distruttive non può che cancellare totalmente la forza dell'individualità e la sua funzione di soggetto e di fondamento della vita sociale.

Oggi l'umanità nel suo processo evolutivo sta attraversando una radicale trasformazione. Questa trasformazione è dovuto all'emergere dell'Io come fondamento dell'autocoscienza. Questo determina una completa trasformazione umana con la realtà, vengono a sgretolarsi tutte le forme di appartenenze, e viene dissolta e sopratutto viene cancellata la relazione di appartenenza con il territorio. L'uomo si emancipa dal suolo perché deve imparare a poggiare sul suolo di se stesso. Questo dovrebbe portare come conseguenza allo sgretolamento dei confini e al diritto di ogni uomo di circolare in tutto l'ambito terrestre.

I popoli che non hanno un suolo saranno nel futuro i popoli più evoluti. Il suolo su cui l'uomo deve poggiare è l'identità interiore con se stesso, l'atto libero del risveglio dell'autocoscienza. Su questo fondamento si sviluppa la capacità di percepire l'altro come individuo, cioè la capacità dell'incontro e della relazione umana: sono i due attributi fondamentali dell'io: identità con se stesso e relazione con l'altro. Su questa base deve costruirsi il tessuto sociale del futuro in cui gli uomini potranno sperimentarsi entro una società concepita come comunità di uomini liberi, che si riconoscono eguali oltre tutte le appartenenze, e, in conseguenza di ciò, collaborare per la costruzione di una vita che promuova l'evoluzione dell'uomo.

 

 

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