
Durante questo periodo di calura estiva ci rinfreschiamo la memoria con due mostre riguardanti il movimento Futurista che si sono tenute di recente attorno alla Capitale. "Sorvolando" sull’aspetto guerrafondaio del movimento, nato e sviluppato fin dalla redazione del "Manifesto Futurista", ideato da Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato sul giornale "Le Figaro" nel 1909, ci concentriamo qui sull’aspetto prevalentemente artistico-pittorico.
Queste due esposizioni non hanno proposto le opere dei più noti artisti futuristi quali Balla, Boccioni Depero etc, ma sono state dedicate ad artisti che meritano di essere conosciuti, non foss’altro per il fatto di aver proseguito fin quasi ai giorni nostri l’evoluzione degli stilemi propri del Futurismo. Le mostre di cui parliamo si sono tenute a Roma.
Al Museo Storico dell'Areonautica Militare di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, in una cornice quanto mai opportuna, si è tenuta la mostra "Tullio Crali. L'evoluzione del volo". Nella rassegna, dedicata all' aereopittore, viene evidenziato quanto Crali, fin dalle sue opere giovanili abbia trasceso il Futurismo "marinettiano" per dedicarsi soprattuto alle vedute aeree.
Si tratta di Aeropittura e, in questo genere, tra i quadri più noti di Crali si segnala il celebre Incuneandosi nell'abitato del 1939. Tra le opere più tarde del pittore vi sono quelle dedicate alle Frecce Tricolori composte da un trittico con suggestive e potenti immagini dove i modelli da ritrarre con modalità "futurista" sono appunto gli aerei militari della celeberrima Pattuglia Acrobatica Italiana.
Più o meno contemporaneamente si è tenuta presso La Vaccheria (centro congressi ed esposizioni situato a Roma sud in via Giovanni l'Eltore) la mostra intitolata "Futurismo -Post Futurismo. L'Arte che non si ferma", nella quale sono state esposte le opere di tre artisti del movimento Futurista: Enzo Benedetto, Stefania Lotti e Farfa (Vittorio Osvaldo Tommasini).
la connessione del Movimento tra arte, scienza, letteratura e la conquista del cielo e dello spazio. Nelle opere di questi artisti, pur prendendo le basi dal Futurismo Storico, sono stati tagliati dei rami secchi che non erano più attuali e proponibili in quanto i tempi erano cambiati, anche in nome di una diversa ideologia rispetto al primo Manifesto Futurista di Marinetti.
In questo contesto nuovo si mossero questi artisti: Enzo Benedetto, Stefania Lotti e Farfa. Enzo Benedetto (Reggio Calabria 1905 - Roma 1993) conobbe Filippo Tommaso Marinetti e, in un primo periodo giovanile collaborò con lui, dipingendo anche delle opere di aeropittura; e infatti poi nel 1931 aderisce anche al Manifesto dell' Aeropittura firmato dai più famosi Futuristi del tempo.
Oltre ai dipinti Enzo Benedetto fondò delle riviste futuriste come "Arte-Viva" (1958) e "Futurismo Oggi" (1969-1992). Con queste pubblicazioni Benedetto si proponeva anche di trasmettere nuovi spunti di ricerca per un'evoluzione del Futurismo. La pittura di Benedetto poneva l'attenzione su una nuova concezione Futurista, le sue opere erano ben distinte sia dal punto di vista formale, sia dalla scelta dei soggetti rispetto al Futurismo Storico: il suo interesse riguardava soprattutto il cosmo (che aveva interessato i primi Futuristi nel concetto di Spazio-Tempo).
La nuova concezione futurista rappresentata dagli artisti di questa mostra non vuole solo raffigurare un linguaggio o uno stile, ma si ricerca una decostruzione delle apparenze e una ricostruzione di un nuovo sistema formale.
Un volto femminile nel movimento dei neo futuristi è rappresentato dalla pittrice e scultrice italiana Stefania Lotti (Roma 1927 - Roma 2008). L'artista ha iniziato nel 1951 la collaborazione con Enzo Benedetto col quale ha avuto un lungo sodalizio artistico ed è stata anche redattrice per le riviste d'arte "Arte Viva" e "Futurismo Oggi" fondate da Enzo Benedetto. In questa evoluzione del futurismo scompare il maschilismo, il nazionalismo e lo spirito bellicista che aveva contraddistinto la nascita del Futurismo pensato da Marinetti. Dalla collaborazione di Benedetto e Lotti sono invece nate importanti iniziative nell'ambito di un Post Futurismo con mostre,
eventi e iniziative in questo ambito artistico. Stefania Lotti si occupò anche di restauro, di scenografia e arte della moneta. La Lotti ha dato un importante rilievo alle potenzialità dell'essere umano, soprattutto delle donne, sulla connessione tra interiorità e spazialità dove in ogni caso Colore-Forma-Sostanza e Creatività sono strumenti imprescindibili in questa forma artistica Neo Futurista.
Il Nuovo Futurismo era dunque un 'arte da praticare, un laboratorio creativo, come una centrale futurista (situata a Piazza Vittorio) dove dalla matrice del primo Futurismo questo veniva fuso e trasformato, ma sempre con quella potenza creativa data dalla pittura, dalle parole e dai suoni iniziate già col primo Manifesto, a cui si doveva la rottura con tutto ciò che vi era stato prima nell'arte pittorica e non solo.
Tra le opere esposte di Stefania Lotti colpisce in modo particolare L'Autostrada del Sole, dove un gigantesco sole si appropria della strada anzi autostrada) e del verde intorno rimasto illeso dalla allora nuova opera (1956/1964), simbolo di nuova tecnologia e progresso tanto cara a tutti i Futuristi. Un altro autore proposto in questa mostra è Farfa, pseudonimo di Vittorio Osvaldo Tommasini (Trieste 1879- Sanremo 1964), che è stato un pittore, ceramista, cartellonista, poeta e fotografo italiano.
Farfa, dei tre artisti presentati in questa mostra è anagraficamente il più anziano, ma è anche colui che, producendo opere d'arte colorate e libri in stile Dadaista, dagli anni '50 è stato il più stimato dai Surrealisti e dagli artisti delle Avanguardie.
Farfa, pur essendo coetaneo di Marinetti (nato nel 1876), aderì al Secondo Futurismo e la sua caratteristica artistica era quella di rappresentare un universo di oggetti in modo "antropizzato" e defunzionalizzato, non solo nella pittura, ma anche nella poesia c'è questa intenzione di destrutturarla e deformarla come si cominciò con l'inizio del Movimento Futurista. Il Futurista Farfa è stato il più slegato da vincoli culturali e imposizioni politiche, insomma fece ciò che ogni artista veramente libero dovrebbe dirsi e avere come stile di vita: e già nel 1933 dichiarava di "sentire crescere il peso della politicaccia / fino a mezzo chilo / tra le mani pure / che non l'ànno rimestata mai".
Un futuro per il Post futurismo è auspicabile. Lo merita, perché è fonte autentica di energia creativa.