
Pochi giorni dopo la sua elezione, Papa Leone XIV ha incontrato i giornalisti e gli operatori dei media e ha indirizzato loro un messaggio di notevole chiarezza e incisività, che mi ha colpito profondamente sotto vari aspetti.
Le prime cose che ho notato sono state la semplicità essenziale, ma elegante, del suo periodare e la linearità impeccabile e rigorosa del suo pensiero, semplice e piano, pur nella notevole profondità dei contenuti. Infatti, la limpidezza del linguaggio unita alla franchezza nell’esposizione hanno fatto risaltare ancora di più l’impatto dei concetti che, quasi con una sorta d’urgenza, il Pontefice ha voluto trasmettere agli operatori di un settore così delicato.
Leone non ci ha girato intorno.
Ha detto esplicitamente che la guerra, e quindi la pace, inizia con la comunicazione; e chiamando i giornalisti operatori di pace sottolinea implicitamente quello che sapevamo già: se non sei operatore di pace, allora sei operatore di guerra.
Perché la comunicazione non è mai neutrale (“La Pace comincia da ognuno di noi”). Non a caso per citare il suo predecessore ha scelto proprio il suo ultimo messaggio ai media: disarmiamo la comunicazione; e ha spiegato come una comunicazione disarmata e disarmante sia l’unico possibile viatico per ottenere quella pace disarmata e disarmante che ha augurato a tutto il mondo nel giorno della sua elezione.
Ha le idee chiare questo Papa. Non solo sugli obiettivi, ma anche su come si raggiungono. E senza mezze misure ha chiesto espressamente a tutto l’uditorio di dire no alla guerra delle parole, pur sapendo bene che la guerra delle parole è proprio la prassi quotidiana di molti tra coloro che sono lì ad ascoltarlo. E infatti ha pure esortato tutti a non cedere alla mediocrità! Mi piace immaginare che intenda dire di tenere la schiena dritta e non adeguarsi a come tira il vento.
Speriamo che quei pochi che ancora hanno orecchie per intendere, intendano.
Fin qui tutto bello, tutto condivisibile, ma Leone sa che non basta. Già 25 anni fa i Pooh inserivano in una loro canzone una domanda a cui ancora oggi pochi sanno rispondere con cognizione di causa:
"Ma perché tutti parlan di Pace e più ne parlano e più la pace non arriva mai?"
Non posso sapere quanti conoscono la risposta, ma so che sono pochi coloro che hanno il coraggio di dirla, specialmente se sono nelle condizioni di favorire i processi di Pace. Questo perché la Pace tra i Popoli è possibile solo tra Popoli Liberi. E quasi nessuno tra coloro che possono decidere il destino delle nazioni, desidera la Libertà dei Popoli corrispondenti, perfino quando vogliono sinceramente la Pace. Senza Libertà nessuna Pace è duratura, perché non può essere vera Pace.
Leone XIV questa cosa la sa bene, come sa che la premessa indispensabile per ogni Libertà, e quindi per ogni Pace, è la Verità. In ogni guerra la prima vittima che muore è sempre la Verità ammoniva già Eschilo ai suoi tempi. E nulla è cambiato in merito da allora.
Ed ecco quindi che il nuovo Papa si affretta subito a ricordare a tutti i professionisti dell’informazione che ha davanti quanto sia fondamentale il ricercare la Verità (laddove invece molti preferiscono costruirsela su misura), anche quando questa ricerca rischia di portare alla prigionia o alla morte. E proprio a quegli operatori di pace che hanno perso la libertà, o addirittura la vita, per raccontare la Verità è andata una delle primissime attestazioni di sostegno e di gratitudine del suo pontificato: la Chiesa di Leone XIV si dichiara TESTIMONE del coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei Popoli di essere informati.
E questo mi colpisce profondamente!
Non me l’aspettavo. È una dichiarazione pesantissima a livello planetario: questa affermazione rappresenta una presa di posizione netta e inequivocabile a favore anche di persone come Julian Assange o Snowden! È come dire che ciò che costoro hanno fatto è cosa buona e che la Chiesa sosterrà chiunque altro voglia seguire il loro esempio, rivelando verità scomode anche a costo di rischiare la propria vita.
Per un attimo mi sorge il dubbio che nello scrivere il testo del discorso volessero riferirsi solo ad altri casi (p. es. i giornalisti imprigionati o uccisi a Gaza o in Ucraina), senza avere in mente le vicende di questi due coraggiosi, ma mi sembra troppo impossibile che nessuno dell’entourage abbia notato un collegamento così evidente.
Poi Leone aggiunge la motivazione:
“...perché solo i Popoli informati possono fare scelte libere”!
E io salto letteralmente sulla sedia, perché il contenuto di questa frase è epocale e totalmente rivoluzionario, anzi perfino sovversivo, nell’accezione positiva del termine, ovviamente! Infatti, un corollario immediato di questa affermazione è che un popolo il cui sistema di governo contenga nel suo ordinamento la possibilità di applicare il SEGRETO DI STATO non può considerarsi un popolo libero, perché sarebbe il suo stesso governo a negargli la possibilità di fare scelte libere!
Mi chiedo: davvero il Papa, che è anche un Capo di Stato (e di uno Stato che non è certo privo di segreti), ha inteso dire che, di fatto, nessun popolo della terra finora è mai stato pienamente libero? Davvero non è una svista clamorosa? Si, davvero! Ai miei occhi Leone sembra fin troppo lucido, estremamente attento a soppesare col bilancino ogni parola e ogni sfumatura del discorso che ha così meticolosamente preparato. È semplicemente improbabile che non sappia quale sia la completa portata di ciò che sta dicendo.
E gli ultimi dubbi in merito svaniscono non appena aggiunge che la sofferenza dei testimoni di Verità imprigionati... interpella la coscienza delle nazioni. Perché è vero: i segreti di stato sono violazioni della Libertà dei Popoli e quindi dovrebbero essere banditi dagli ordinamenti civili democratici. Ogni giornalista che non sia un pusillanime ha perciò l’obbligo morale di violare tali segreti, se gliene corre l’occasione.
In conclusione, dato che la Libertà di un popolo (cioè la sua capacità di vivere in Pace) va di pari passo con la sua consapevolezza, e che questa dipende a sua volta dalla qualità delle informazioni di cui dispone, dobbiamo concludere che i destini delle nazioni sono nelle mani, non solo dei governanti, ma anche degli operatori dell’informazione.
Papa Leone lo sa molto bene e proprio per questo, in qualità del suo ruolo di Costruttore di Pace, sa di aver bisogno dell’aiuto dei media per assolvere a tale compito. Con l’umiltà di un grande leader, ma anche con la necessaria risolutezza richiesta dalle circostanze, Egli chiede a tutti, indistintamente, di compiere una definitiva scelta di campo. Perché si è reso conto che la contrapposizione tra Verità e inganno non è più sottotraccia, ma è ormai diventata frontale.
E quindi Lui si è schierato. Ha fatto la sua scelta e sta chiamando a raccolta tutti quelli che vogliono condividerla. Ed è per questo si rivolge ai giornalisti chiamandoli ”Cari Amici” e ringraziandoli per il loro Servizio alla Verità: coloro che non metteranno Verità nella loro informazione non potranno essere considerati “amici”, e non c’è null’altro per cui debbano essere ringraziati. Adesso aspetto solo di vedere chi raccoglierà questo invito e chi invece continuerà a servire i signori della guerra.
TERTIUM NON DATUR
Aggiungi commento
Commenti