Insidie del linguaggio verbale ed effetto copia-incolla

Le parole sono importanti, diceva qualcuno.
E lo sono più di quello che avremmo mai potuto immaginare.
Il linguaggio verbale rappresenta la nostra forma principale di comunicazione e la parola scritta o parlata ne costituisce l’elemento più comune.
Parole, frasi, abbreviazioni, nomi, soprannomi, modi di dire ci accompagnano ovunque fornendoci informazioni, ma anche valori e significati di grande potere potenzialmente condizionante.
Tali elementi, soprattutto se ripetuti e diffusi in ambiti diversi - senza che ce ne accorgiamo - influenzano i pensieri e partecipano attivamente a scelte individuali e sociali.
Nonostante l’irrinunciabile funzione informativa e di attribuzione di senso, alcune parole ci intrappolano e ci connettono automaticamente a schemi, realtà e contenuti che ci riportano sempre ad una stessa origine, rinforzando una specifica direzione.
La tecnica della ripetizione è conosciuta e sfruttata dai docenti per insegnare e usata da tutti i pubblicitari per convincere. Come insegna la PNL (programmazione neuro linguistica) il ritorno continuo di un termine, di una forma pensiero, di un nome o un’idea rinforza e indirizza chi ascolta verso un determinato comparto socio-culturale.
Si pensi solo al potere che assume il ritornello di una canzone che si imprime nella memoria per rimanerci incollato anche decenni; è da questa possibilità che sono stati creati i jingle, i motivi musicali di supporto pubblicitario che ogni tanto senza volere, canticchiamo mentre siamo sovrappensiero.
Si pensi anche all’importanza del pay-off, che è lo slogan di 3-4 parole, il motto di un annuncio pubblicitario. È utilizzato da tutti i media: radio, televisione e stampa e chiude un annuncio. Abbinato al marchio, aiuta la memorizzazione e l’identificazione del brand (marca aziendale).
Alcuni noti esempi di payoff:
Barilla – Dove c’è Barilla c’è casa
Nike - Just do it
Mc Donald’s - I’m loving it
Apple - Think different
Nutella: Che mondo sarebbe senza Nutella?
La programmazione prevede che i simboli di un prodotto, un gruppo, una marca, un testimonial ecc. riflettano un’identità sociale che intende corrispondere non tanto a ciò che siamo davvero, ma a ciò che vorremmo o crediamo di essere, in un meccanismo-specchio di imitazione inconsapevole.
Da qui a comprendere quanto veniamo manipolati il passo è breve: i tormentoni pubblicitari, possono insinuarsi sotto le sembianze di divertenti intrattenimenti e sostituirsi alla nostra capacità di scegliere. Ogni tanto dovremmo chiederci “Sono io che ho scelto questo, oppure è stato lui a scegliere me?”
Naturalmente, la tecnica della ripetizione è usata anche dall’informazione mainstream per creare squadre e assicurarsi conflitto tra due entità opposte (patriarcato, teoria del complotto, novax, putiniano, riscaldamento globale, green ecc) che stimolano immediatamente l’associazione ad uno stato emotivo che permette l’aggancio. L’emozione deve essere o di adesione (positiva – sollievo – rassicurazione – illusione - premio) o di avversione (negativa – conflitto – allarme – paura – rabbia – demonizzazione – creazione di nemici), per venire pilotata poi verso alternative già pronte a rimpiazzare il concetto che si vuole cambiare, oppure farlo deviare verso altro.
L’obiettivo è facilitare il controllo delle masse, mantenere il dominio del potere ed evitare un risveglio collettivo. Il popolo deve sempre credere di essere libero, sentendosi comodo e deresponsabilizzato.
La libertà in verità non può essere trovata fuori, senza passare da dentro e potrà essere tante cose, tranne comoda.
Dalla nascita veniamo indotti a demandare a qualcos’altro fuori di noi, il nostro potere personale. Gli elementi esterni spesso sono esche-caramella per tenerci bambini eternamente bisognosi e dipendenti dalle offerte consentite dall’alto. Dal genitore naturale, si passa ad un genitore istituzionale che decide come dobbiamo vivere.
I termini lavoro, pensione, sanità pubblica, risparmio vorrebbero tenerci ancorati ad un senso di sicurezza economica e floridezza sociale che non esistono più, nella realtà dei fatti.
Il tempo e i mutamenti degli ultimi decenni hanno cambiato le loro qualità intrinseche e la sanità pubblica è diventata privata sotto i nostri occhi.
Il concetto di lavoro che prima era associato a soldi, impegno, successo, realizzazione personale e sociale, ora è per molti sinonimo di frustrazione, competizione, precarietà, sacrificio ed ingiustizia sociale. I significati non corrispondono più.
Le parole felicità, vita, morte ecc. sono concetti di portata enorme e, ridotti in termini, sono stati distorti e strumentalizzati in modo funzionale, per farci sentire fintamente tutelati quando al contrario, siamo volutamente mantenuti in uno stato di ipnosi collettiva.
Come possiamo renderci più liberi, attraversata l’esperienza consumistica?
Potremmo iniziare dall’impegno individuale: allontanarci da fonti inquinanti e dal linguaggio comune straripante di inutilità e trabocchetti, sostituire o evitare modus ridondanti dei media, mettere attenzione nel modo di comunicare. Sono esercizi illuminanti per noi, ma soprattutto per chi ci ascolta.
Ignorando il possibile uso di alternative, non ci accorgiamo di fare pubblicità gratuita ad un sistema di pilotaggio delle idee, piuttosto che godere del fluire di un sano e libero pensiero.
Anche gli stessi esperti di comunicazione, anche i meno ingenui tra noi sono convinti di essere liberi da influenze esterne. Tutti in realtà vaghiamo più o meno inconsapevolmente nel labirinto delle scatole preimpostate, nella meccanicità del copia-incolla, dove veniamo indotti ad indossare costumi di scena, ruoli sociali omologanti, buoni per facilitare il controllo sociale, ma non per favorire lo sviluppo di una più evoluta Coscienza umana.
Tuttavia, ci avviamo verso una prima fase di concretizzazione: si stanno unendo, organizzando individui, famiglie e gruppi composti di persone audaci, competenti e talentuose, che non si identificano con il modello socio-culturale attuale e non intendono nemmeno sforzarsi di farlo; si impegnano piuttosto a creare qualcosa di nuovo e dare spazio alla creatività: scuole parentali, associazioni, corsi e creazione di discipline integrate, sistemi di terapia alternative.
La società sta cambiando e le mappe preimpostate stanno assumendo contorni più confusi e sfumati; i confini tra uno e l’altro comparto sono più vaghi e anche le parole che scegliamo tuttora, sono figlie dei giochi semantici che hanno invertito o snaturato il loro significato originario.
Cerchiamo quindi un rinnovamento intelligente nel modo di formulare i pensieri, sperimentiamo variazioni discorrendo con qualcuno, scriviamo una presentazione di lavoro in modo diverso, rimaniamo in uno stato di presenza mentre ci esprimiamo, per stimolare nell’interlocutore interesse e far comprendere meglio l’argomento che stiamo trattando, potrebbe aiutarci a formare e diffondere un sistema di pensiero meno meccanico e più maturo e raffinato.
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