Testimonianza del genocidio palestinese impone azione immediata a ONU, Stati di Diritto e Società Civile - di Maurizio Torti

Pubblicato il 26 settembre 2025 alle ore 22:19

Agire subito per fermare il genocidio del popolo palestinese e spezzare il silenzio complice.

I media italiani da mesi evitano volutamente di informare in modo chiaro, sul genocidio, gli italiani. Il crimine del genocidio è un fatto per cui nessuno può tirarsi indietro essendo il crimine peggiore che l’uomo può commettere. Giornalisti e conduttori di trasmissioni riempi tempo, offrono al politico di turno, temi secondari o fuorvianti per allontanare l’opinione pubblica dal vero crimine, il genocidio. 

Le motivazioni del ministro degli esteri italiano, Tajani, a sostegno della sua tesi per cui non è possibile creare uno Stato di Palestina, perché non esiste sono fuorvianti, semplicemente avrebbe dovuto dichiarare l’impossibilità della creazione, perché i territori della Palestina sono occupati militarmente dall’esercito israeliano. Sono parole dettate da una non conoscenza della questione palestinese, o da un comportamento non etico rispetto al ruolo istituzionale ricoperto da Tajani. 

La premier Meloni non è da meno, in mondovisione all’assemblea delle Nazioni Unite, si è scagliata con rabbia contro la Global Sumud Flotilla nel tentativo di ostacolarla o imporre altri obiettivi, condivisi con gli alti vertici del governo di Tel Aviv. Nel suo intervento alle Nazioni Unite ha accusato gli attivisti della Global Sumud Flotilla di essere degli irresponsabili che hanno come obiettivo mettere in difficoltà il suo governo. Anche in questo caso un’altro membro del governo italiano mostra di non conoscere la questione palestinese. La Global Sumud Flotila è una azione nonviolenta storica ma Gerusalemme, la Palestina non sono testimoni di questa unica azione nonviolenta infatti nel 1991 oltre 1500 attivisti, circa 1000 italiani hanno dato vita a: Time for Peace, una settimana di visite, scambi culturali, solidarietà e manifestazioni. Invitiamo il sig.re Tajani e la sig.ra Meloni a studiare ma anche per gli altri parlamentari e senatori di approfondire la questione palestinese potrebbe essere solo utile per il loro operato. 

Le responsabilità del governo italiano, nessun partito e nessun membro ne sono esclusi, sono responsabili per non aver reagito al genocidio in atto, nonostante la normativa che impegna tutti gli Stati. 

La reazione a un genocidio da parte dell'ONU, degli Stati di diritto e della società civile deve seguire obblighi giuridici e morali precisi. L'ONU ha il compito di indagare, certificare e intervenire per prevenire e fermare il genocidio, adottando misure secondo la Carta delle Nazioni Unite. Gli Stati devono rispettare la Convenzione sul genocidio del 1948, che prevede azioni giudiziarie, ricorsi a tribunali internazionali e misure di prevenzione obbligatorie. La società civile ha un ruolo fondamentale di denuncia, mobilitazione, pressione politica e promozione della pace e dei diritti umani.

Cosa deve fare l’Onu 

L'ONU, per mezzo delle sue commissioni d'inchiesta, può certificare l'esistenza di un genocidio (come nell'ultimo caso in Palestina nella Striscia di Gaza) e deve adottare misure per fermare i crimini, incluse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza o, se bloccate, azioni da parte dell'Assemblea Generale. La Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale sono organi chiave per accertare le responsabilità e perseguire i criminali. L'ONU ha l'obbligo di proteggere le popolazioni a rischio e prevenire ulteriori atrocità.

Il ruolo degli Stati di diritto 

Gli Stati che hanno ratificato la Convenzione sul genocidio del 1948 devono agire per prevenire e punire il genocidio sia sul loro territorio che a livello internazionale, aderendo a procedure giudiziarie e diplomazie multilaterali. Devono inoltre sostenere le istituzioni internazionali e adottare sanzioni o misure contro lo Stato genocida. Il rispetto del diritto internazionale implica un dovere di non collaborazione e di intervento per porre fine alle violenze, come previsto dalle leggi e trattati internazionali. 

L’attivismo della società civile
La società civile ha un ruolo cruciale nel denunciare i genocidi, mobilitare l'opinione pubblica, esercitare pressioni sugli Stati e sulle organizzazioni internazionali, e supportare le vittime. Organizzazioni umanitarie, scientifiche, culturali e di diritti umani promuovono campagne di sensibilizzazione, iniziative per la pace e per la protezione dei civili. Lo sterminio di civili in situazioni di genocidio coinvolge una responsabilità condivisa tra istituzioni e popolazioni che va sostenuta con azioni concrete. In sintesi, la reazione a un genocidio comporta un impegno integrato: l'ONU deve agire come garante internazionale, gli Stati devono rispettare e applicare il diritto internazionale, e la società civile deve essere vigile e attiva per far prevalere la giustizia e la pace. I tre gendarmi, componenti la comunità internazionale non possono rimanere in silenzio di fronte a prove chiare di genocidio. Tutti gli Stati hanno l’obbligo giuridico di utilizzare tutti i mezzi ragionevolmente a loro disposizione per fermare il genocidio a in Palestina. Questo implica azioni diplomatiche, sanzioni economiche, embargo sulle armi e pressioni politiche sul governo israeliano per cessare le ostilità, come sottolineato dalla presidente della Commissione indipendente ONU, Navanethem Pillay. 

 

E’ possibile superare il blocco del veto 

L’ONU, tramite il Consiglio di Sicurezza, dovrebbe adottare misure urgenti come risoluzioni vincolanti, missioni di pace, e promuovere il rispetto del diritto internazionale umanitario. Se il Consiglio di Sicurezza è bloccato da veti, l’Assemblea Generale può attivare meccanismi di emergenza per agire contro il genocidio. Le agenzie specializzate dell’ONU devono intensificare il supporto umanitario per le vittime e proteggere i civili.

Giustizia internazionale 

Gli Stati e le organizzazioni internazionali devono sostenere indagini e processi presso la Corte Penale Internazionale per perseguire penalmente i responsabili di genocidio e istigazione a genocidio tra i leader israeliani. Questo assicura responsabilità e previene ulteriori crimini. Per fermare Israele sono necessarie azioni come la mobilitazione della società civile e una pressione globale La società civile globale deve denunciare pubblicamente il genocidio, mobilitare opinione pubblica e media, e esercitare pressione sui governi affinché intervengano concretamente. Scioperi, boicottaggi e campagne di solidarietà sono strumenti potenti per costringere Israele a fermare le violenze. 

In sintesi, fermare questo genocidio richiede un impegno urgente e coordinato di Stati, ONU, giustizia internazionale e società civile per applicare misure coercitive, umanitarie e giudiziarie contro Israele e garantire la protezione del popolo palestinese. La Convenzione sul genocidio, adottata nel 1948 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è il primo e fondamentale trattato internazionale che definisce e condanna il genocidio come crimine di diritto internazionale.

Principali disposizioni della Convenzione 

Definizione di genocidio (Articolo II): si intende genocidio ciascuno degli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Gli atti specifici includono:
a) Uccisione di membri del gruppo.
b) Lesioni gravi all'integrità fisica o mentale dei membri del gruppo.
c) Sottoporre il gruppo a condizioni di vita miranti a provocarne la distruzione fisica.
d) Misure atte a impedire nascite all’interno del gruppo.
e) Trasferimento forzato di bambini da un gruppo ad un altro. 

Riconoscimento del genocidio come crimine internazionale (Articolo I): è un crimine in tempo di pace e di guerra che deve essere prevenuto e punito.

Punibilità estesa (Articolo III): non solo il genocidio, ma anche l'intesa a commettere genocidio, l'incitamento diretto e pubblico, il tentativo e la complicità sono reati punibili. 

Responsabilità individuale (Articolo IV): sono punibili gli autori anche se funzionari pubblici o governanti costituzionalmente responsabili. 

Obblighi degli Stati (Articolo V): le Parti contraenti devono adottare le leggi necessarie per attuare la Convenzione nel proprio ordinamento, prevedendo sanzioni penali efficaci. 

La Convenzione esclude invece dalla definizione gruppi politici e genocidio culturale, limitandosi a proteggere gruppi nazionali, etnici, razziali o religiosi. 

In sostanza, la Convenzione sul genocidio stabilisce un quadro giuridico preciso che impone agli Stati la prevenzione, repressione e punizione del genocidio e di tutti gli atti ad esso connessi, proteggendo gruppi specifici e promuovendo la responsabilità penale individuale a livellointernazionale.

La Commissione indipendente è stata istituita nel 2021 con mandato ONU e ha pubblicato un rapporto approfondito che analizza le prove e conclude che Israele ha commesso genocidio nel periodo dal 7 ottobre 2023 al 31 luglio 2025. Il documento è esaustivo e contiene le motivazioni giuridiche e fattuali della certificazione L’ONU nel caso del genocidio in Palestina, oggi, non ha quasi più strumenti per reagire, perché da tempo é nel mirino degli Stati autoritari impegnati a distruggere l’ONU o limitare le sue azioni. Negli ultimi mesi, a seguito del cambiamento alla Casa Bianca gli attacchi sono frequenti e a più livelli. Contro l’ONU si sono scagliate le lobby economiche che mirano a ridurre il ruolo dell'ONU includendo principalmente interessi economici e politici legati a grandi potenze che vogliono limitare l'influenza dell'organizzazione per difendere la propria sovranità nazionale e il controllo sui mercati internazionali. Gli Stati Uniti, ad esempio, utilizzano spesso leve finanziarie come il ritardo nei pagamenti dei contributi o minacce di ritiro dai finanziamenti come strumento politico per influenzare o indebolire l'ONU. Questo comportamento è motivato dal desiderio di evitare che l'ONU limiti le loro azioni unilaterali a livello globale. Inoltre, la Cina mostra un atteggiamento ostile verso le attività multilaterali tradizionali, ritenute troppo orientate all'Occidente, e promuove nuovi sistemi internazionali come il gruppo BRICS e SCO per ridurre la centralità dell'ONU nelle questioni economiche e politiche mondiali.

Altre lobby economiche implicate sono quelle legate ai finanziamenti delle agenzie dell'ONU, come nel caso degli Stati Uniti e della Germania che hanno tagliato fondi a enti come l'UNRWA a causa di controversie politiche, riducendo così la capacità operativa dell'organizzazione. Questa leva finanziaria esercitata da alcuni grandi donatori riflette la volontà di influenzare la politica internazionale tramite il controllo economico. 

In sintesi, le lobby economiche che mirano a ridurre il ruolo dell'ONU sono principalmente quelle associate a grandi potenze economiche che vogliono mantenere il controllo politico ed economico internazionale senza vincoli multilaterali, usando strumenti finanziari e politici per limitare l'influenza e il funzionamento efficace dell'ONU. 

I paesi che stanno riducendo i contributi finanziari all'ONU nel 2025 includono principalmente gli Stati Uniti, che coprono circa il 22% del budget dell'ONU, ma sono diventati inaffidabili con oltre 2,7 miliardi di dollari di arretrati e ritardi nei pagamenti. La Cina, che copre il 15% del budget, ha anch'essa mostrato ritardi nel versamento dei contributi. Inoltre, molti paesi europei stanno effettuando tagli significativi, come Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Regno Unito, con riduzioni che oscillano tra il 25% e il 40% dei fondi destinati, influenzando anche programmi umanitari cruciali. Questi tagli provocano una crisi di finanziamento per l'ONU e le sue agenzie, costringendo riduzioni di programmi e personale, con gravi impatti sulle missioni di pace e gli aiuti umanitari globali. 

Le grandi aziende che finanziano o sono associate a think tank o iniziative anti-ONU non sono sempre esplicitamente indicate come tali, ma alcune di esse sono coinvolte in attività che indirettamente contribuiscono a indebolire o mettere in discussione il ruolo dell'ONU, specialmente in relazione ai conflitti geopolitici come quello israelo-palestinese.

Aziende coinvolte in reti che indeboliscono l'ONU

Secondo un rapporto della relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese, molte grandi aziende multinazionali di vari settori (tecnologico, militare, logistico, turistico e finanziario) sono coinvolte in attività economiche che sostengono indirettamente situazioni di conflitto e violazioni dei diritti umani, complicando così l'efficacia dell'ONU. Tra queste imprese figurano colossi come Leonardo, Microsoft, Amazon, BlackRock, Lockheed Martin, Caterpillar, Volvo, Airbnb e Booking.com. 

Le campagne contro l'ONU hanno un impatto politico significativo, influenzando la percezione e la legittimità dell'organizzazione a livello globale. Queste campagne spesso mirano a delegittimare figure chiave e rapporti critici dell'ONU, come nel caso della relatrice speciale Francesca Albanese, bersaglio di una forte campagna politica e mediatica soprattutto da parte degli Stati Uniti e di Israele per il suo lavoro sui diritti umani nei territori palestinesi occupati. Questo tipo di attacco personale mira a screditare le denunce di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani, intaccando la credibilità dell’ONU.

Le pressioni del presidente Mattarella, la rabbia della premier Meloni e gli avvertimenti del ministro Crosetto sbagliano destinatario.

E' in atto un genocidio e l'azione legale e nonviolenta della società civile, la Global Sumud Flotilla deve essere sostenuta e protetta dagli Stati e non ostacolata con false promesse politiche.

I criminali di guerra, il crimine del genocidio contro il popolo palestinese perpretato da Israele, anche in questo momento, deve essere fermato adesso ed è un dovere degli Stati, della diplomazia internazionale attivare tutte le azioni utili a porre fine al genocidio.

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