Scegliere se accettare o rifiutare l’ingiustizia

Negli anni ‘70 e ‘80, indossare la kefiah significava sostenere la causa palestinese, aderire ad idee rivoluzionarie e essere disponibili ad anteporre un ideale agli interessi personali. Ma chi erano i veri combattenti di quel periodo? Una di loro è Leila Khaled.
Rifugiata dal 1948, attivista politica di fama internazionale, membro del Consiglio Nazionale della Palestina e dell’Unione dei Comitati delle Donne Palestinesi, ha portato avanti gran parte del suo lavoro nel Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), con continui spostamenti nei vari paesi, fino a stabilirsi in Giordania. È diventata un’icona della resistenza per la lotta armata, per essere stata la prima donna a partecipare ad un dirottamento aereo il 29 agosto del 1969. Quel giorno, insieme al compagno Salim Issaoui, prese il comando del volo 840 della TWA, ordinò al pilota di atterrare a Damasco, anziché seguire la rotta stabilita. Tutti i passeggeri sbarcarono dall’aeromobile, che fu poi fatto esplodere: l’operazione riuscì senza contare feriti. In seguito Khaled, ormai famosa, si sottopose a 6 interventi di chirurgia facciale pur di non essere più riconoscibile e continuare a svolgere imprese di lotta per la liberazione del suo popolo.
Già l’anno successivo infatti, superando i controlli di confine con le nuove sembianze, prese parte alla sua seconda missione, partecipando ad 1 dei 4 dirottamenti aerei - quasi simultanei - pianificati dal FPLP. Quest’azione, compiuta sul volo El A1 219 non andò a buon fine. Durante un alterco, il compagno Patrick Arguëllo fu colpito a morte da un agente della sicurezza e Khaled, che teneva in mano due granate, venne neutralizzata, arrestata e trasferita ad una stazione di polizia ad Heathrow-Londra, per essere poi rilasciata grazie ad uno scambio di prigionieri. Dichiarò pubblicamente di non avere mai avuto intenzione di far del male e di non avere utilizzato le armi a disposizione, per rispettare le istruzioni ricevute: difendersi, minacciare, ma non mettere a rischio le vite dei passeggeri.
Khaled diventò celebre grazie alla pubblicazione e alla diffusione di una fotografia scattata dal reporter Eddie Adams nel 1970, dove è inquadrata mentre imbraccia un fucile d’assalto AK-47, porta una kefiah sul capo e un anello al dito, ricavato dalla spina di una granata a mano, fusa con un proiettile. Nel ritratto l’espressione è garbata, ma il suo sguardo va altrove, forse verso il futuro. È una donna che sa quello che vuole e per ottenerlo decide, scende in prima linea e agisce. La sua attività di combattente non si è accontenta di parole o astrazioni ideologiche, ma si è manifestata soprattutto nel potere dell’azione concreta.
Il suo spirito è racchiuso nella foto di Adams e la sua storia è nell’anello.
Questo scatto fece il giro del mondo e la consacrò a simbolo del potere femminile; è un’immagine che coglie la sua essenza nell’integrazione di forza e grazia, violenza e bellezza, fascino e pericolo. Per diversi artisti infatti, Khaled fu oggetto di ispirazione, poiché la sua personalità magnetica concilia elementi attribuibili all’archetipo maschile (forza e determinazione) e caratteristiche femminili (bellezza e sensibilità). A quell’epoca, i dirottamenti dei voli internazionali erano un’arma politica ed erano considerati una legittima forma di protesta. L’effetto di risonanza e la capillarità di diffusione, garantiva la visibilità necessaria per far conoscere la condizione palestinese al mondo. Passione, determinazione e audacia erano valori che – in un contesto rivoluzionario - venivano non solo tollerati, ma anche ammirati.
Il brano di Julian Cope del 1981 Like Leila Khaled Said, cantato dai The Teardrop Explodes è una canzone d'amore, seguita nel 2009 da Leila Khaled, e Ernesto e Che. Nel 2012 poi, Cope dedicò il disco, Psychedelic Revolution, alle figure di Che Guevara e Leila Khaled e la band danese Magtens Korridorer scrisse Leila Khaled in suo onore.
Nell’ambito filmografico, la giornalista Lina Makboul nata in Svezia da genitori palestinesi, nel 2006 girò un documentario Leila Khaled Hijacker, visibile su Youtube: un approfondimento prezioso, per gli amanti della verità. L’opera permette di conoscerla attraverso frammenti di realtà della vita quotidiana: è una video-intervista alla Khaled che, nell’intimità delle mura domestiche, si racconta.
Oggi ha superato gli 80 anni e la sua missione per la libertà continua. Ha lasciato da tempo la lotta armata per dedicarsi alla politica, portando avanti progetti di sensibilizzazione sulla condizione palestinese e del Medio-Oriente. Rilascia interviste ed è spesso ospite di Al-Jazeera, dove dà testimonianza dello sviluppo del conflitto Israele-Palestina, attraverso la sua esperienza di vita, il passato nella lotta armata e l’attività politica attuale.
Negli anni più recenti, Khaled è stata accolta a Bruxelles e in Spagna, ma in Italia - pur non mancando le occasioni – il suo ingresso ha incontrato non pochi impedimenti: il 28 novembre 2017 è stata bloccata all’aeroporto di Fiumicino e rimpatriata, annullando la sua presenza prevista a Roma e Napoli. La ragione ufficiale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza è stata “sprovvista di visto Schengen in corso di validità". (Napolitoday) (La Stampa).
Il 16 novembre del 2023, l’operazione di censura si è riproposta a Torino, dove Pina Picierno (Pd), vicepresidente del Parlamento europeo, ha chiesto al ministro dell’Interno e al questore di Torino di opporsi, per evitare che ad un evento pubblico presenzi un personaggio classificato come ‘terrorista’ dall’Unione Europea. (La Stampa).
Analoghi intralci si sono verificati all’Università La Sapienza di Roma, nel 2 ottobre 2024, dove l’intervento programmato da remoto della Khaled ad un dibattito studentesco, è saltato. L’invito è stato duramente criticato dalla nostra stampa filo-israeliana e dall’Osservatorio antisemitismo. Il dibattito si è comunque tenuto e gli studenti, ancora una volta, hanno dimostrato pieno sostegno alla causa palestinese. (Contropiano.org)
Le opinioni sono dunque contrastanti: per molti è un'eroina, per altri un’ex terrorista.
Ma oggi, qual è la situazione in Palestina e nella striscia di Gaza? Secondo Amnesty International, dal 1948, Israele ha costituito un “sistema crudele di dominio e crimine contro l’umanità”. E continua “frammentazione territoriale, segregazione e controllo, espropriazione di terreni e proprietà, negazione dei diritti economici e sociali, sono elementi che equivalgono all’apartheid”. A questo punto, porsi qualche domanda non è più lecito, è impellente: come ci comporteremmo noi, se la nostra casa venisse occupata, se i nostri figli venissero uccisi senza pietà? Come reagiremmo noi, se ingiustizie e privazioni fossero appoggiate da tutti i governi? Cosa faremmo noi, di fronte alla perpetua violazione dei diritti umani e del diritto Internazionale, nel silenzio del mondo?
Leila Khaled ha scelto di reagire.
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