Intanto a Firenze - (dalla quarta dimensione) di Verdiana Siddi

Pubblicato il 7 ottobre 2025 alle ore 15:45

Non c’è limite alla viltà del terrorismo sionista.

All’indomani dell’arresto della Flotilla, un corteo spontaneo di studenti universitari e liceali ha riempito il centro della città di Firenze di una rara energia, qualcosa che aspettavamo da molto tempo. L’Università degli Studi è stata occupata, hanno poi seguito altri due Licei. Dai megafoni del polo umanistico “non vogliamo che la ricerca si mescoli agli interessi sionisti”. Nel tardo pomeriggio il corteo si è unito al resto della cittadinanza, fino al blocco della stazione di Santa Maria Novella, provocando ritardi sulle linee dei treni di oltre 200 minuti; la mattina seguente 150mila persone hanno percorso le vie della città; poi la chiusura dei varchi dell’Interporto di Gonfienti: “il popolo, i lavoratori, gli studenti, tutti dobbiamo rivendicare la nostra centralità nella scena politica del Paese, la Sovranità ci appartiene e in questi giorni, a livello nazionale, stiamo dichiarando il NO all’economia di guerra, il governo non potrà ignorarci a lungo”, dichiara un sindacalista dei Sudd Cobas, organizzatori del presidio.

Il 6 ottobre, la Rettrice dell’UniFi, la professoressa Alessandra Petrucci, ha ricevuto una delegazione di studenti ai quali ha comunicato, durante un lungo colloquio, la ferma condanna dell’occupazione delle strutture universitarie e la non volontà di sospendere tutti gli accordi in essere con le Università israeliane. Al contempo un’istruttoria del Comitato etico, passerà al vaglio i singoli accordi per definire se intervenire e su quali. Questa iniziativa però non produrrà responso prima di novembre. 
Passata la parola all’assemblea studentesca, a partire da oggi le lezioni riprenderanno e, finché il plesso di via Laura sarà occupato, verranno dislocate in altre sedi oppure si svolgeranno online. Il messaggio non fatica ad arrivare: sono state ascoltate le istanze, sono state respinte le richieste, ma che la didattica riparta comunque! Il rettorato non appoggia l’iniziativa. È certo che gli occupanti siano consapevoli di trovarsi oltre il perimetro della legalità, e comprensibilmente la Rettrice ritiene di consigliare loro l’immediata interruzione, ma resta da vedere quando questo modello politicamente esemplare sarà esteso anche a tutti gli altri livelli. Se la responsabilità di uno sgombero forzato, con ciò che ne potrebbe derivare, non è un’opzione percorribile, l’Ateneo dovrebbe interrogarsi sul perché. Il milione di manifestanti a Roma lo scorso sabato ci ha mostrato che il Paese non sta tollerando la condotta di Israele nei confronti dei palestinesi e, più in generale, del Diritto internazionale – abuso aggravato dalla totale impunità di cui gode. Alla luce di una tale arroganza, che si pone in antitesi alle basi del Diritto, la riflessione dovrebbe orientarsi verso i modi possibili per una dissociazione concreta, totale, categorica, da parte delle istituzioni. Non c’è più tempo da perdere dietro la burocrazia, è emergenza.

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