gli ho suggerito di innamorarsi dell’economia… e non sono pazzo

Grado, veduta sul porto da un ponte
L’Economia l’ho studiata sul campo prima che sui libri. Poi, scavando nelle origini, che hanno sempre a che fare con le parole che usiamo senza domandarci da dove vengono e cosa ci raccontano, ho scoperto che ha a che fare con la Comunità e tutto quello che c’è dentro, umani inclusi. Oikos.
Adolescente: colui che si sta nutrendo.
L’esperienza più bella, coinvolgente e sconvolgente che mi sia capitata negli ultimi tempi: per cinque lunghissimi giorni, ho insegnato economia a degli adolesscenti
Mio nonno aveva un convitto, a Formia, l’Armando Diaz, distrutto come tutta la città dalle bombe “alleate”. Insegnava praticamente tutte le materie ed è forse da lì che mi è venuto il bisogno della visione d’insieme. Mia madre a cinquant’anni s’è laureata in matematica ed ha insegnato fino a che ha potuto: un dono far amare la matematica! Tre sorelle insegnanti hanno sposato tre mariti insegnanti. Capisci? Ce l’avevo nel sangue, l’insegnamento, ma un destino sapiente m’aveva portato in banca: dovevo vedere le cose dal di dentro per capire cosa non è l’economia, e dovevo raccontarlo al mondo che crede ancora abbia a che fare solo coi soldi e la contabilità.
Dimenticando chi siamo.
È trascorsa qualche settimana dai saluti, per me commoventi, e ho ancora negli occhi i loro sguardi, così veri e profondi e assetati: Luce brillante, in un mondo di veli e ipocrisie. Non so se siano riusciti veramente a innamorarsi dell’economia. Arduo rimuovere in soli cinque giorni di immersione totale le convinzioni radicate nell’immaginario collettivo. Pregiudizi che hanno trasformato in una squallida questione di soldi e astrusi parametri contabili quella che deve tornare ad essere “la cura delle Comunità e degli Esseri umani che le formano”.
Io, per certo, mi sono innamorato di ognuno di loro. Delle loro anime che emergono trasparenti dietro il velo della timidezza, così indispensabile a quell’età. Ho visto nitida la voglia di vivere, sacrosanta; di capire, di emergere, di essere visti e riconosciuti nella loro unicità. Uno per uno, con il proprio nome. Il bisogno di trovare uno spazio vitale a dispetto di una società che desidera uniformarli e mortificarli, questi giovani, avvelenata com’è dal dio denaro e dall’illusione del successo che ti chiede di ignorare il tuo dono individuale prezioso, unico e irripetibile: i tuoi Talenti divini. Se li scopri diventi libero, per questo il sistema li vuole confondere e trasformare in una competenza, che non è affatto la stessa cosa!
Alternativa:
- riconoscere e far esplodere un proprio talento individuale: dono per l’umanità.
- acquisire una competenza: entrare in uno schema standardizzato e precostituito da acquisire con fatica e svendere poi sul mercato del lavoro, dove diventi una rotella del sistema, e perdi l’anima.
Ne abbiamo parlato! Competenza, parola orribile che richiama la competizione, che già di per sé ci fa stare male, ma anche un dover fare, dover imparare, dover violentare sé stessi per ottenere in cambio una posizione sociale, comunque precaria e legalmente sfruttata. Niente a che vedere con la missione speciale da svolgere qui sulla Terra, individualmente prima e collettivamente poi. Missione che ci si presenta confusamente e spesso dolorosamente attraverso i desideri rimasti insoddisfatti. Desiderio, dal latino de-sidera, roba ispirata direttamente dall’Universo. Per riuscire a soddisfarli, i desideri, è necessario aprire lo scrigno prezioso della nostra essenza più profonda e scovare i Talenti: pozioni magiche da usare con generosità e accortezza nel ”viaggio dell’eroe”. Osserva la stupidità del mondo di oggi: chiede ai giovani di mortificare queste gemme che vogliono essere riconosciute nel loro valore incommensurabile; in cambio, offre al loro ego un riconoscimento artificiale, fatto essenzialmente di soldi creati dal nulla, che non valgono nulla.
Torniamo a loro: i ragazzi del Friuli.
Cosa mi ha sconvolto? La percezione netta di avere a che fare con giovani donne e giovani uomini che sono la classe dirigente del nostro domani, assetata di Verità, Giustizia, Bellezza, Amore. Ma così confusa dal mondo che ai giovani propone divertimento, il cui significato etimologico è inequivocabile: distrazione, allontanamento dalla via principale. Nei progetti dei potenti per i giovani ci devono essere solo distrazione e competizione. Videogame, sesso, droga e rock and roll. Competizione esasperata: nello sport “agonistico” vissuto con tutta la sofferenza che l’agone richiama; nella scuola fatta di giudizi e verità precostituite da imparare a memoria e ricordare quando metti le crocette; nei format televisivi in cui tre o quattro giudici improbabili decidono arbitrariamente chi va avanti e chi viene buttato fuori per non essere all’altezza delle loro pretese. Come possono apprezzare, questi ragazzi, un mondo adulto dove nessuno è veramente adulto, tanto che ci siamo lasciati governare da malati mentali che studiano senza sosta come rendere più meccanici e sempre più controllabili le azioni, e persino i pensieri, dei cittadini e dei villani.
Dare nutrimento oggi, nel presente, alle classi dirigenti del futuro, è un investimento essenziale. Ed è bellissimo; gratificante. Ho scoperto una vocazione, un desiderio che arriva dritto dritto dall’Universo! Mi devo organizzare, ma di certo nel mondo “altro”.
Nelle scuole delle élite (quelle miliardarie) ti insegnano a pensare criticamente al solo fine di comandare, e ti tarpano l’anima.
Nelle scuole per le masse, pubbliche o private cambia poco se omologate al sistema, ti insegnano a non pensare, a obbedire e a tacere. Per lo più gli insegnanti che applicano i programmi non se ne rendono conto, fatte salve le preziose eccezioni, ma programmi ed esami sembrano concepiti esattamente per questo scopo. Comunque, l’esito è evidente.
Per fortuna nascono come funghi, dal basso, scuole indipendenti, che magari sfruttano le pieghe della legislazione che in Italia concepisce l’insegnamento “parentale”. Organizzate con fatica e passione da chi ha capito e non può restare a guardare. Le migliori hanno capito che non è saggio educare élite che pensano criticamente… ma al solo fine di comandare. Imparare a pensare per imparare ad amare, piuttosto. Chi fa certe scelte questa cosa la intuisce, la vive, e ci costruisce metodi di insegnamento. Sollecitare le Coscienze di giovani uomini e donne che aspirano a divenire Esseri liberi e responsabili. Saranno classe dirigente in un mondo in cui dirigere non è decidere per tutti o fare leggi a cui altri debbono obbedire, ma suggerire, indicare, far emergere, proporre il modo in cui tutti possono, per libera scelta, partecipare al processo inarrestabile e già avviato della costruzione del Nuovo.
C’è stato un vero e proprio boom di scuole parentali al tempo del covid, quando i tuoi figli dovevi mandarli a scuola di terrore, crudelmente mascherati e distanziati. Tantissimi genitori si sono ribellati, tantissimi docenti sono usciti dal sistema scolastico che ti ricattava, e così l’incontro. Coraggiosissimo, per lo più un salto nel buio, come solo può succedere quando la Coscienza si accende e niente e nessuno può più metterla a tacere. Modelli di business spesso precari, volontariato, anche tanta improvvisazione. Ma è così che inizia ogni viaggio dell’eroe: un coraggioso salto nel buio, contro ogni ragionevolezza, e tanto errare. Passata la buriana (e i Burioni), molte esperienze si sono fermate, nell’illusione di un ritorno alla normalità. Ma per molti in quella “normalità” non è più concepibile viverci! E sono andati avanti.
In una di queste realtà, nel Friuli caparbiamente coraggioso, sono stato invitato a tenere in presenza il mio corso concentrato di economia, per due classi delle superiori: seconda e terza liceo. Una scuola di orientamento steineriano libera da ogni inquadramento, sostenuta da insegnanti che a volte sono anche genitori. Ragazzi e insegnati insieme, in un ritiro di una settimana ad apertura dell’anno scolastico, per creare spirito di gruppo, senso di Comunità.

Fanno vera economia quando coltivano il senso della Comunità, ma non lo sanno, perché nell’immaginario collettivo l’economia è solo una sporca questione di soldi.
È così che abbiamo iniziato: prima ancora del mio arrivo ho chiesto ai ragazzi di fare un’indagine, chiedendo a sé stessi ma anche ad estranei cosa pensassero che fosse l’Economia. Coraggiosi e fantasiosi, hanno chiesto fra l’altro ai dipendenti di una banca, troppo occupati (o preoccupati?) per rispondere, e perfino al Sindaco che, onore al merito, ha concesso loro udienza e risposte. Risultato dell’indagine: “Economia = soldi”. Interessante alternativa: “non so ma non mi piace”.
E io che avevo proposto loro un corso dal titolo assai provocatorio: “innamorarsi dell’economia”!
Tre ore al giorno, di mattina, all’aperto, dalle nove alle dodici, inchiodati alle sedie per farli innamorare, armato di slide, dispense, materiali… e tanta voglia di incontrare i loro occhi, ascoltare le loro voci. All’inizio, credo di essere stato più timido di loro. Insomma, una bella gara. Poi cominci a prendere le misure, imparare i nomi, le caratteristiche dindividuali, e ci siamo sciolti.
Far emergere con pazienza risposte sensate alle loro domande di senso, in un mondo che il buon senso l’ha perso, è stata la guida dei nostri incontri.
Far capire loro che il modello economico costituzionale italiano, se applicato, dispenserebbe ricchezza e meraviglia per tutti. Spiegare perché e per come non poteva e non doveva essere applicato realmente, nonostante qualcuno dei nostri ci abbia provato seriamente, in passato, finché non è sparito. Dimostrare, dati alla mano, che viviamo in un paradigma di generosa abbondanza naturale, però mascherata dalla scarsità artificiale che solo chi si ingozza e vuole continuare a farlo provoca per le masse. Far emergere possibilità, intravedere gli scrigni magici che ognuno porta nel cuore, e trasformare l’incubo di un lavoro fatto per fare soldi per comprare cose, in un’attività coerente con la propria missione, che permetta di esprimere appieno i propri talenti. Lasciare emergere l’importanza dell’autonomia, nella scelta del tipo di lavoro e nell’appartenenza a diverse forme di Comunità. Imparare a osservare i propri bisogni, per non lasciarceli imporre dal marketing. Ricordare che bisogni e desideri sono diversi dai capricci dell’ego, e che la nostra dimensione psicologico spirituale ha bisogni e desideri immensamente più importanti di quelli materiali.
Ho imparato molto, da loro, parlando, osservando e ascoltando.
Insegnare vuol dire, letteralmente: lasciare il segno. Sono loro che lo hanno lasciato, indelebile, profondo, dentro dii me. Nello sforzo di spiegare e nello specchio dei loro sguardi mi è arrivata ispirazione, si sono accese prospettive e sono nati nuovi concetti.
Confesso: avevo paura.
È così difficile oggi incontrare i giovani! Se non sei inserito nel ristretto mondo dell’insegnamento dedicato a loro, praticamente non l’incontri mai, se non di sfuggita. Difficile immaginare cosa passa loro per la testa. Cosa pensano, cosa temono, cosa desiderano, come giudicano noi adulti, il mondo in cui li abbiamo messi…
La sorpresa: sono trasparenti, e bellissimi.

Aquileia - campanile della Basilica
Preoccupati, certo, e confusi. Come non esserlo al giorno d’oggi. Ma pronti a vedere il Bello, il Vero, il Giusto, seguendo un istinto naturale che l’Universo ci ha scolpito dentro.
Stendiamo tappeti rossi dinanzi ai loro passi, e la Terra esploderà di gioia, creatività e beatitudine.
Ci reincontreremo, è una promessa.
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