Personalità e Anima - di Aloisa Clerici

Pubblicato il 21 ottobre 2025 alle ore 20:53

Il Lavoro su di sé come atto politico

I conflitti sociali, l’instabilità politica e la rapidità di sviluppo tecnologico, ci invitano a domandarci con urgenza: Come è possibile affrontare questo periodo storico senza smarrirsi? I riferimenti che fino a pochi decenni fa ci supportavano, non esistono più. 

È evidente, il cambiamento che siamo chiamati ad attraversare, non è solo esterno, ma soprattutto interno. Qui entra in gioco il prezioso contributo che può portarci il Lavoro su di sé.

Parlare di sviluppo della coscienza individuale può sembrare un modo bizzarro per comprendere i meccanismi complessi che stanno rivoluzionando gli equilibri mondiali, ma è invece il centro di orientamento per poter costruire un mondo più libero, fatto di individui consapevoli e centrati, in grado di partecipare costruttivamente al Futuro. 

Nell’ultimo decennio, ho avvertito l’esigenza di allontanarmi dalle modalità ordinarie di valutazione, per comprendere il senso di accadimenti e circostanze personali e collettive. Desideravo rinnovare la mia tavolozza di strumenti interpretativi, per poter rispondere almeno in parte alle tante domande che mi opprimevano: Perché succede questo? Che senso ha questa esperienza? Chi sono davvero io? 

Era necessario un cambio di metodo nella mia analisi dei fenomeni: dovevo abbandonare la dominanza della sola mente razionale, per approfondire tutto il resto. Come mi hanno insegnato il buddismo e la Medicina Cinese, tutti i fenomeni sono generati da cause e condizioni. 

Cominciai così a leggere i libri di Salvatore Brizzi, a frequentare i corsi di Risveglio e a praticare il Lavoro su di sé. Brizzi è autore contemporaneo, formatore, divulgatore e conoscitore delle tradizioni esoteriche, attivo nell’ambito della spiritualità. Il suo insegnamento si ispira ai principi che una maestra gli ha trasmesso e alla figura archetipica dall’alchimista; colui che ha imparato a trasmutare le proprie ombre in luce. Il processo di trasformazione interiore consente alla personalità di identificarsi gradualmente con la propria anima, attraverso l’auto-osservazione e il mantenimento di uno stato di presenza. 

Il fondamento dell’insegnamento infatti, si concentra sul rapporto tra anima e personalità

Conoscere la relazione esistente tra questi due aspetti primari dell’essere umano, può rappresentare la chiave per risvegliarsi dallo stato di ‘sonno’ che imprigiona la coscienza ordinaria della maggioranza degli esseri umani. Il valore di ognuno risiede nella capacità di diventare anima, e non rimanere schiavo dei capricci della personalità. Riconoscere il proprio potere interiore, giova non solo alla qualità della vita individuale, ma anche al modo con cui partecipiamo al cambiamento collettivo. 

Cos’è la personalità? 

La personalità – o macchina biologica - è composta da 3 parti: corpo fisico, emotività e mente. 

È l’involucro, il vestito sociale frutto dell’esperienza che si manifesta nel dualismo (giusto e sbagliato, bello e brutto, successo e fallimento ecc).

È costituita da elementi di pertinenza terrena che formano l’identità acquisita: aspetto, convinzioni, credenze, ruoli sociali, formazione, educazione, esperienze, cultura di appartenenza. È un costrutto provvisorio che si adatta, attacca, difende e interagisce nell’ambiente: esprimersi, consumare, lavorare, competere, collaborare. Il suo limite è la sua natura instabile, altamente condizionabile e la sua tendenza alla reattività. 

Secondo Brizzi, l’anima costruisce la personalità prima di incarnarsi, scegliendo caratteristiche e talenti da sviluppare, adeguati alla missione da realizzare in quella vita.

L’individuo che si crede solo personalità è destinato alla sofferenza, perché facile oggetto di manipolazione esterna: marketing, finanza, politica, media e ideologie trascinano verso comunicazioni ingannevoli, slogan e ricatti identitari, per ostacolare scelte davvero libere.

Quando non riusciamo a resistere alla tentazione di schierarci, siamo ancora invischiati nella trappola del dualismo, tipico della personalità.

Quando le reazioni sono meccaniche e indotte da emozioni negative (paura, invidia, rabbia o desiderio di approvazione e accettazione) non siamo ancora identificati con l’anima, ma ancora schiavi psicologici della personalità.

Cos’è l’anima?

Brizzi considera l’anima la dimensione stabile, la parte eterna, svincolata dal tempo o dalle circostanze. È la coscienza testimone, la parte profonda che impartisce prove e lezioni da imparare. È l’essenza immutabile, il versante inconscio che ci guida di incarnazione in incarnazione, per svolgere la missione da portare a termine. Ognuno ha un’anima e una personalità; esse coesistono, ma hanno funzioni ed espressioni distanti tra loro. L’anima usa la personalità per fare esperienza nel mondo materiale e - inibendo la reazione meccanica agli stimoli - porta alla consapevolezza di sé.

La relazione tra anima e personalità, può paragonarsi a quella tra conducente e veicolo, rappresentata graficamente dalla metafora della carrozza di Gurdjieff.
La personalità è il veicolo che l’anima utilizza per guidare e agire nella vita terrena.
Tuttavia, spesso si invertono i ruoli: il conducente si dimentica di sé e il veicolo prende il controllo, portando fuori strada. Il percorso spirituale allora, diventa un processo di ricordo di sé: ricordare che noi siamo il pilota, non il veicolo. Non siamo personalità, ma la coscienza che la osserva.

Il cuore di questo tipo di lavoro è l’auto-osservazione.

Essa consiste nel rimanere in uno stato di ascolto interno nel momento in cui insorgono emozioni, reazioni e pensieri, senza identificarsi con essi e sospendendo ogni giudizio. Allenarsi ad osservare i propri automatismi in presenza, porta guarigione. E imparare ad ascoltarsi, conduce alla trasformazione alchemica del piombo in oro.

Ma come si collegano questi concetti alla situazione internazionale, alle guerre e alla politica?
La manipolazione dell’informazione, il consumismo compulsivo, i conflitti ideologici sono problemi generati da personalità sconnesse dall’anima, che reagiscono in base al bisogno di potere.

Se invece si cominciasse a riconoscersi come anima, l’approccio alla realtà si trasformerebbe, offrendo la chiave per riformulare tutto: economia, politica, leadership e responsabilità individuale.

Il Lavoro su di sé non è fuga, ma un atto politico del nostro tempo: il primo passo per trasformare profondamente la realtà esterna, partendo dall’interno.

In un mondo che si sviluppa verso nuovi equilibri globali, l’unica via resta l’interiorità. Solo individui consapevoli possono costituire un mondo consapevole, che potrà affrontare il nuovo mondo, invece di subirlo.

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