pubblicato su : Seminare domande
L’Unione Europea medita di rubare i soldi russi in un prestito di riparazione miliardario per finanziare la guerra e salvare dal default l’Ucraina oltre che per sabotare il piano di pace di Trump. La BCE sembra opporsi. Medvedev minaccia ritorsioni anche belliche
Nel 2024, l’Unione Europea ha sequestrato e congelato gli asset russi quale misura di pressione nei confronti della Federazione Russa, arrivando a bloccare circa 300 miliardi di euro di riserve della Banca Centrale Russa. Il grosso è custodito da Euroclear, la camera di compensazione con sede a Bruxelles, che detiene la quota più ampia degli asset russi. Il Regno Unito trattiene circa 8 miliardi di sterline (10,6 miliardi di dollari) congelati nel sistema finanziario britannico, il resto negli USA e in altri paesi G7. Oltre alle riserve sovrane, esistono anche asset privati russi congelati (conti, titoli, proprietà). Il loro valore è molto inferiore rispetto ai 300 miliardi sovrani, ma comunque significativo: si tratta dei risparmi di migliaia di cittadini russi colpiti dalle sanzioni Carnegie. l’UE utilizza già i profitti generati da questi asset; discutono ora allegramente se impiegare anche il capitale. Gli Asset sequestrati possono generare più di 3 miliardi di extraprofitti annui.
La confisca del capitale è però assai problematica perché significherebbe espropriare direttamente beni di uno Stato sovrano, operazione vietata dal diritto internazionale. Gli asset di una banca centrale all’estero godono infatti di immunità sovrana. Viceversa, i profitti non sono protetti allo stesso modo essendo considerati ricavi prodotti nel territorio europeo e quindi soggetti alle leggi europee.
Oltre alla Russia, anche la Libia di Gheddafi, il Venezuela, l’Iran e la Corea del Nord hanno subito, in passato, il congelamento dei loro asset nelle banche occidentali. Anche il Myanmar, in alcuni periodi, ha visto misure simili e durante il regime di Saddam Hussein, molti beni esteri furono congelati, soprattutto dopo l’invasione del Kuwait e le sanzioni internazionali. Si tratta di azioni legate a sanzioni internazionali per motivi politici o altre questioni geopolitiche.
Il congelamento di asset internazionali è legale se basato su risoluzioni delle Nazioni Unite. Queste misure sono quindi considerate legittime quando sono adottate in conformità con il diritto internazionale e le risoluzioni ONU. Possono perciò sorgere delle controversie legali, soprattutto se un paese ritiene che il congelamento sia ingiustificato o violi i suoi diritti sovrani. In questi casi è possibile l’avvio di procedimenti giudiziari internazionali, come ricorsi alla Corte Internazionale di Giustizia, oppure arbitrati internazionali.
Possibili conseguenze del sequestro delle riserve russe nelle banche occidentali
Il congelamento degli asset russi, per come sta avvenendo, potrebbe creare un precedente per future confische di beni sovrani, mettendo a rischio la fiducia degli Stati e degli investitori nel sistema finanziario internazionale. Dal punto di vista economico, potrebbe provocare una fuga di capitali e una riduzione drastica degli investimenti esteri in Occidente, con effetti negativi sull’economia globale (compresa una accelerazione della de-dollarizzazione). Ovviamente si teme che le ritorsioni russe potrebbero tradursi in sanzioni contro gli Stati che hanno congelato gli asset, con ulteriore aggravo delle tensioni geopolitiche. Inoltre gli Stati che hanno subito il congelamento dei loro asset potrebbero diversificare le loro riserve estere, spostando i fondi verso altri paesi o valute considerate più sicure. In più, potrebbero rafforzare le proprie normative per proteggere i propri beni, cercando di evitare la dipendenza da istituzioni finanziarie occidentali. Sul piano diplomatico, potrebbero intensificare le alleanze con altri Stati che condividono le stesse preoccupazioni, creando blocchi economici alternativi. Infine, potrebbero anche incrementare la cooperazione con istituzioni finanziarie non occidentali, come la Cina o altri paesi BRICS, per ridurre l’esposizione al rischio.
Gli istituti come Euroclear in Belgio, gestiscono gli asset e ne curano i rendimenti. Gli asset sono stati bloccati sin dall’inizio del conflitto in Ucraina. Euroclear si era inizialmente opposta all’uso dei proventi degli asset.
Il piano di pace di Trump, al punto 13 (vedi sotto), propone l’utilizzo degli asset russi congelati, destinandone 100 miliardi di dollari alla ricostruzione dell’Ucraina – prevista al punto 12 (vedi sotto) – con gli Stati Uniti che riceverebbero il 50% dei profitti. Viceversa, Ursula von der Leyen, anche relativamente alla loro destinazione ha contrastato il piano di pace di Trump. Ha proposto infatti, come vedremo meglio più avanti, l’uso di questi asset per finanziare la difesa dell’Ucraina, e indirettamente quella dell’Unione, non esattamente per la ricostruzione.
A seguire i punti 12, 13 e 14 del piano di Pace proposto da Trump
12. Un potente pacchetto globale di misure per ricostruire l’Ucraina, tra cui: — La creazione di un Fondo di sviluppo per l’Ucraina per investire in settori in rapida crescita, tra cui tecnologia, data center e intelligenza artificiale. — Gli Stati Uniti collaboreranno con l’Ucraina per ricostruire, sviluppare, modernizzare e gestire congiuntamente le infrastrutture del gas ucraino, compresi i gasdotti e gli impianti di stoccaggio. — Sforzi congiunti per la riabilitazione delle aree colpite dalla guerra per il restauro, la ricostruzione e la modernizzazione delle città e delle aree residenziali. — Sviluppo delle infrastrutture. — Estrazione di minerali e risorse naturali. — La Banca Mondiale svilupperà un pacchetto di finanziamenti speciale per accelerare questi sforzi.
13. La Russia sarà reintegrata nell’economia globale: — La revoca delle sanzioni sarà discussa e concordata in più fasi e caso per caso. — Gli Stati Uniti stipuleranno un accordo di cooperazione economica a lungo termine per lo sviluppo reciproco nei settori dell’energia, delle risorse naturali, delle infrastrutture, dell’intelligenza artificiale, dei centri dati, dei progetti di estrazione di terre rare nell’Artico e di altre opportunità aziendali reciprocamente vantaggiose. — La Russia sarà invitata a rientrare nel G8. Barack Obama, allora presidente degli Stati Uniti, e Putin, al G8 nel 2013.
14. I fondi congelati saranno utilizzati come segue: — 100 miliardi di dollari di asset russi congelati saranno investiti negli sforzi guidati dagli Stati Uniti per ricostruire e investire in Ucraina; — Gli Stati Uniti riceveranno il 50% dei profitti derivanti da questa iniziativa. L’Europa aggiungerà 100 miliardi di dollari per aumentare gli investimenti disponibili per la ricostruzione dell’Ucraina. I fondi europei congelati saranno sbloccati. La parte rimanente dei fondi russi congelati sarà investita in un veicolo di investimento separato tra Stati Uniti e Russia che implementerà progetti congiunti in aree specifiche. Questo fondo sarà finalizzato a rafforzare le relazioni e ad accrescere gli interessi comuni per creare un forte incentivo a non tornare al conflitto.
Secondo la Presidente Ursula von der Leyen, la responsabilità finale per la riparazione dei danni subiti dall’Ucraina spetta alla Russia volutamente ignorando che secondo il diritto internazionale, il paese vincitore ha il diritto di imporre delle riparazioni di guerra al paese perdente.
La sua posizione è chiaramente espressa nel contesto della proposta dell’UE per il “prestito di riparazione” (Repair Loan) e nelle giustificazioni fornite per aumentare la pressione economica sulla Russia. La Von der Leyen ha, infatti, spiegato che, nell’ambito del meccanismo del prestito di riparazione, l’Ucraina riceverebbe la liquidità dagli asset russi immobilizzati come prestito. L’Ucraina dovrà “restituire questo prestito se e quando la Russia pagherà le riparazioni”. Questo stabilisce che l’obbligazione di risarcimento dovrà ricadere sulla Russia. Le misure proposte mantengono i beni russi immobilizzati nell’UE. Il Commissario Dombrovskis, in linea con le conclusioni del Consiglio Europeo e a sostegno della proposta di Von der Leyen, ha ricordato che i beni della Russia dovrebbero rimanere congelati “fino a quando la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non avrà risarcito i danni causati da questa guerra“.
In altre parole, l’UE utilizza la liquidità degli asset russi immobilizzati come capitale immediato per l’Ucraina, agendo come una banca che concede un prestito. Tuttavia, l’obbligo di rimborso finale non grava immediatamente sull’Ucraina ma è condizionato al futuro pagamento delle riparazioni da parte della Russia. In questo modo, l’UE fornisce all’Ucraina il capitale necessario subito, trasformando gli asset immobilizzati in una leva finanziaria per il supporto civile e di bilancio che include la continuità dello Stato e dei servizi di base (in pratica per impedire il default dell’Ucraina), sia per il supporto militare atto a rafforzare ulteriormente le capacità industriali di difesa dell’Ucraina e di integrarle nella base industriale di difesa dell’UE.
L’Ucraina, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), avrà infatti bisogno di una quantità considerevole di fondi (circa 135-137 miliardi di euro nei prossimi due anni) per mantenere in funzione lo Stato e i servizi di base (Parte Civile/Ricostruzione). (Vedi il mio Alcuni aspetti dello stato dell’Ucraina dopo tre anni di guerra).
Il sostegno finanziario proposto dall’UE coprirebbe i due terzi di queste necessità. Sebbene l’importo totale degli asset russi immobilizzati nell’UE ammonti a circa €210 miliardi, l’importo indicativo previsto per il supporto pluriennale (2026 e 2027) è di €45 miliardi per ciascun anno (totale €90 miliardi), i quali verrebbero distribuiti per rispondere alle esigenze in evoluzione dell’Ucraina, sia per il sostegno generale al bilancio sia per il supporto militare.
Le due soluzioni proposte dall’Unione Europea agli Stati membri per coprire due terzi delle necessità finanziarie dell’Ucraina (un totale di 90 miliardi di euro per i prossimi due anni) consistono nel raccogliere capitali sui mercati finanziari, utilizzando il bilancio dell’UE come garanzia e concedendo tale capitale all’Ucraina sotto forma di prestito. Si tratta di una soluzione che deve essere approvata all’unanimità dagli Stati membri.
Nel caso del prestito di riparazione si utilizzerebbero i saldi di cassa provenienti dagli asset russi mobilitati nell’Unione. Le istituzioni finanziarie che hanno accumulato tali saldi di cassa (incluse le Centrali di Deposito Titoli e le banche commerciali dell’UE) dovrebbero trasferire la liquidità nello strumento del prestito di riparazione. In questo caso l’Ucraina dovrà restituire il prestito se e quando la Russia pagherà le riparazioni con il vantaggio di una soluzione per la quale è sufficiente un voto a maggioranza qualificata.
L’obiettivo generale di entrambe le proposte sarebbe oltre a quello generale di aumentare i costi della guerra per la Russia facendo cadere su di essa la responsabilità legale e morale del risarcimento, fornire all’Ucraina i mezzi per evitare il fallimento dello Stato, alimentare la guerra per procura e condurre negoziati di pace da una presunta posizione di forza.
In definitiva, il piano dell’Unione Europea che prevede di utilizzare tali fondi come base per un prestito di riparazione è quindi in stretta contraddizione con la bozza del piano di pace statunitense. La proposta americana coinvolge direttamente Mosca nella destinazione d’uso dei suoi asset chiedendole il consenso allo scongelamento e trasformazione in un veicolo di investimento congiunto tra Stati Uniti e Russia.
Poiché il prestito di riparazione incontra opposizioni interne, basate sui rischi legali e finanziari di ritorsioni registrando l’opposizione interna di Paesi come Belgio e Ungheria, l’Unione discute anche delle alternative di finanziamento presentate da Ursula von der Leyen, inclusi un prestito comune o contributi bilaterali.
L’obiettivo primario è rafforzare ulteriormente le capacità industriali di difesa dell’Ucraina e integrarle nella base industriale di difesa dell’UE.
Ricordiamo che la BCE aveva deciso che la proposta della Commissione Europea di sostenere il pagamento all’Ucraina di circa 140 miliardi di euro – come garanzia o fonte diretta per un prestito all’Unione Europea all’Ucraina. utilizzando gli attivi russi congelati – violasse il suo mandato. La BCE ha, in altre parole, rifiutato di fare da “prestatore di ultima istanza” (backstop), cioè di garantire la liquidità necessaria nel caso il prestito (garantito dagli asset russi) dovesse scontrarsi con difficoltà. https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/CRE-10-2025-03-12-ITM-014_EN.html
Ecco le motivazioni principali:
Violazione del “divieto di finanziamento monetario”. Secondo la BCE, intervenire come garante significherebbe, di fatto, finanziare direttamente i governi (o la Commissione), cosa vietata dai Trattati dell’UE.
Indipendenza e credibilità monetaria: la BCE considera rischioso compromettere la propria indipendenza e indebolire la fiducia degli investitori nell’euro se si percepisse che la banca centrale finanzia politicamente operazioni di governo.
Rischio sistemico e instabilità finanziaria: in caso di mancato rimborso, o di turbolenze nei mercati, la BCE teme che una tale operazione possa destabilizzare i mercati obbligazionari europei e aumentare i costi di indebitamento per gli Stati.
Proprietà sovrana e diritto internazionale: gli asset della Banca Centrale russa sono considerati “proprietà sovrana”, protetti da immunità statale; confiscare o usare permanentemente questi beni senza consenso potrebbe rappresentare una violazione del diritto internazionale.
Fuga di capitali / perdita di fiducia nelle istituzioni europee: alcuni Stati e istituzioni europee temono che usare gli asset congelati come garanzia mandi un segnale negativo a paesi o investitori che detengono riserve in euro — potrebbero temere che la loro proprietà, in futuro, possa essere “congelata → riutilizzata”.
La BCE si è opposta, quindi, non per motivi politici rispetto all’Ucraina — ma per ragioni istituzionali, giuridiche e di stabilità finanziaria. Ha indicato che assumere il ruolo di garante per un prestito basato su questi asset violerebbe le regole dell’UE sul “finanziamento monetario” e comprometterebbe la sua indipendenza e la fiducia nel sistema dell’euro.
Secondo la prima ipotesi della Commissione europea, Euroclear avrebbe dovuto utilizzare i soldi dei russi per comprare bond europei, creando così debito pubblico europeo senza il pagamento di interessi. Il ricavato di questa avrebbe finanziato un prestito di 140 miliardi di euro da destinare all’Ucraina, prestito rimborsabile solo alla fine della guerra, quando Mosca dovrebbe ripagare le riparazioni di guerra.
Il cancelliere tedesco Merz ha dichiarato che la liquidità generata dai fondi russi deve essere impiegata per intero nel rafforzamento militare dell’Ucraina.
L’argomentazione chiave è che, finanziando l’Ucraina, quest’ultima comprerà armi e munizioni dall’economia europea e, in particolare, dall’economia tedesca che si sta convertendo in militare. I tedeschi, come al solito, pensano al loro tornaconto nazionale.
Nel video, la controproposta della Commissione dopo il pronunciamento negativo della BCE:
proposta della Commissione Europea, illustrata dalla presidente von der Leyen e dal commissario Dombrovskis, per fornire all’Ucraina 90 miliardi di euro (due terzi del fabbisogno stimato dall’FMI per il 2026-2027) per esigenze civili e militari. Vengono presentate due opzioni di finanziamento agli Stati membri: un prestito garantito dal bilancio UE (che richiede l’unanimità) e un prestito di riparazione (adottabile a maggioranza qualificata). Quest’ultima soluzione utilizzerebbe i saldi di cassa generati dagli asset russi immobilizzati nell’UE, pari a circa 210 miliardi di euro, e verrebbe rimborsata dall’Ucraina solo in caso di pagamenti di riparazioni da parte della Russia. I due relatori assicurano che la proposta è giuridicamente solida e include meccanismi di solidarietà e garanzie per proteggere gli Stati membri, in particolare il Belgio, da potenziali ritorsioni o rivendicazioni legali russe
Ascoltiamo infine il pronunciamento di Medvedev intorno all’eventualità che l’UE cerchi di rubare gli asset russi. Il rimborso dei fondi potrebbe avvenire, secondo il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, attraverso vere e proprie riparazioni…
“Se l’UE fuori di testa cercherà comunque di rubare gli asset russi bloccati in Belgio, emettendo un cosiddetto prestito riparativo, tali azioni nel quadro del diritto internazionale potrebbero essere qualificate come un casus belli speciale con tutte le conseguenze per Bruxelles e singoli paesi dell’UE. E allora il rimborso di questi fondi potrebbe avvenire non attraverso un tribunale, ma attraverso vere e proprie riparazioni pagate in forma naturale dai nemici della Russia“.
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