Dopo otto anni di critica radicale al sistema, compiamo un passo decisivo: non solo denunciare ciò che non funziona, ma costruire, giorno per giorno, il racconto delle alternative possibili. Ecco il nostro manifesto per un'informazione che riaccenda la fiducia, coinvolga la comunità e indichi strade praticabili verso una sovranità reale.
La diagnosi, purtroppo, è inconfutabile e condivisa: “il sistema informativo italiano è in stato di crisi organica”. L'ordine dei giornalisti ha fallito nel suo ruolo di garante. I ricavi crollano, le testate si concentrano in poche mani, le edicole chiudono. I giornalisti sono spesso vittime di querele, intimidazioni e una censura strisciante, mentre le interferenze politiche, soprattutto nei media pubblici, falsano il pluralismo. Il risultato? Un calo verticale della qualità e una “perdita di fiducia” che allontana i cittadini dalle notizie, lasciandoli in balia degli algoritmi e dei social network.
In questo deserto, “Sovranità Popolare”, che ha da poco compiuto otto anni, non è mai stata semplicemente una rivista. È stata e rimane l'organo di diffusione di un pensiero politico-economico preciso: una critica frontale all'oligarchia finanziaria globale, all'austerity dell'Unione Europea, alla cessione di sovranità monetaria e politica. Un faro per chi crede nella necessità di un mondo multipolare e in una democrazia sostanziale.
Oggi, però, sentiamo la responsabilità di evolvere. Per questo, la redazione ha deciso all'unanimità di adottare come nostra “linea editoriale il giornalismo costruttivo”. Non un addio alla nostra anima critica, ma la sua maturazione. Perché denunciare le storture del sistema finanziario o l'illegittimità dei vincoli europei non basta più. Dobbiamo iniziare a raccontare, con lo stesso rigore, “come se ne esce”.
“Che cos'è realmente il giornalismo costruttivo? Non “buone notizie”, ma notizie che costruiscono”
Spieghiamo subito di cosa non stiamo parlando: non del "giornalismo del sorriso", non della ricerca del positivo a tutti i costi. Il “giornalismo costruttivo” è un approccio metodologico che, mantenendo intatti i principi di accuratezza, verifica delle fonti e spirito critico, aggiunge una domanda fondamentale alla sua indagine: “E ora, che si fa?”.
Si concentra non solo sul problema, ma anche sulle “soluzioni esistenti o possibili”, sulle risposte messe in campo da comunità, amministratori, imprese, cittadini. Il suo scopo è offrire una narrazione completa che aiuti il lettore a comprendere non solo la crisi, ma anche i percorsi per uscirne, favorendo un dialogo informato e ripristinando un rapporto di fiducia.
In Italia, pionieri come “Scarp de' tenis” di Caritas, il “TG MezzoPieno” fatto dagli studenti, o testate digitali come “NEWS48.it" e “Italia che Cambia”, ci dimostrano che questa via non solo è percorribile, ma è anche urgente e fertile.
“Perché proprio noi? Perché la sovranità si costruisce, non si rivendica solo”
La nostra scelta nasce da una riflessione profonda sui nostri stessi valori. Parlare di “sovranità popolare, monetaria, alimentare” significa parlare di capacità di autodeterminazione. Ma come si esercita una sovranità se non si hanno gli strumenti per immaginare e realizzare alternative al presente?
1. Per bilanciare la narrazione e combattere la “news fatigue". L'eccesso di notizie negative paralizza, intimorisce e alimenta la paura. Vogliamo offrire un orizzonte, ridare energia e speranza pragmatica ai nostri lettori, senza nascondere i problemi ma anzi, affrontandoli con uno sguardo operativo.
2. Per coinvolgere attivamente la nostra comunità. La sovranità è popolare o non è. Trasformeremo i nostri lettori da fruitori passivi a “partecipanti attivi”: attraverso sondaggi, call per segnalazioni, progetti collaborativi, vogliamo che siano loro a indicarci le soluzioni da indagare, a validare le strade che raccontiamo.
3. Per distinguerci ed essere veramente utili. Vogliamo essere il riferimento non solo della critica, ma della “proposta credibile”. In un panorama saturo di polemica sterile, offriremo approfondimento orientato all'azione, ispirando cambiamento.
Come cambierà il nostro modo di lavorare: metodo, fonti, impatto
Questa non è una semplice dichiarazione d'intenti. È un cambio di metodo che rivoluziona la nostra redazione dalle fondamenta.
La Caccia alle Fonti (e alle Soluzioni)
La nostra ricerca non si fermerà ai documenti di critica. Implementeremo un protocollo attivo per cercare soluzioni:
Consultazione sistematica di “banche dati accademiche” (Google Scholar, Cochrane Library) per trovare evidenze su ciò che funziona.
Uso avanzato di “operatori booleani” per scovare online report, studi di caso, best practice.
Ricerca in “portali specializzati” come Statista e in “report istituzionali” (PDF) di enti locali, associazioni, think tank anche alternativi.
Verifica incrociata delle fonti di soluzione con lo stesso scetticismo che usiamo per le denunce.
Contatto diretto con i “costruttori”: amministratori coraggiosi, cooperative innovative, esperti di modelli economici alternativi.
Linee Guida Redazionali Concrete
Ogni articolo dovrà porsi, dove possibile, una domanda costruttiva. Non ”Il paese è spopolato”, ma “Chi sta riportando vita nei borghi abbandonati e come?”. Non ”la moneta sovrana è un tabù”, ma “quali strumenti di finanza pubblica locale stanno aggirando i vincoli per investire?”.
Promuoveremo un “ambiente redazionale” che premi l'approccio propositivo, con formazione continua e una cultura del “come possiamo raccontare la via d’uscita?".
Misurare l'Impatto, Non Solo le Visite
Adotteremo una “teoria del cambiamento” per articoli chiave. Per ogni reportage costruttivo ci chiederemo:
Obiettivo finale: a quale cambiamento sociale/culturale vogliamo contribuire?
Risultati attesi: aumento della consapevolezza? Cambio di percezione? Mobilitazione?
Come misurarlo: oltre alle metriche quantitative (condivisioni, tempo di lettura), useremo sondaggi diretti ai lettori, focus group, monitoraggio delle reazioni degli stakeholder. Vogliamo capire se i nostri articoli non solo sono letti, ma “cambiano mentalità e ispirano azioni”.
“Un invito alla comunità: costruiamo insieme questa nuova fase”
La scelta del giornalismo costruttivo è, per noi, l'atto più coerente con il nostro nome. “La sovranità non si eredita, si costruisce”. E per costruirla, serve un'informazione che sia cemento, non solo martello.
Per questo lanciamo un appello a tutti i lettori, amici, critici e curiosi:
1. Segnalateci le vostre “soluzioni”. Conoscete un modello di economia circolare che funziona? Un comune che applica forme di democrazia partecipativa esemplare? Un esperto che sta lavorando a proposte concrete di riforma monetaria? Scriveteci a: redazione@sovranitapopolare.org
2. Partecipate ai nostri nuovi spazi. Attiveremo rubriche fisse di “soluzioni dal territorio”, sondaggi tematici e momenti di dibattito online per validare collettivamente le strade che raccontiamo.
3. Sfidateci. Teneteci sul pezzo. Se vedete che stiamo cedendo alla retorica o alla superficialità, richiamateci al nostro stesso manifesto.
“La presentazione della scelta redazionale – Le parole della Direzione”
“Con questa svolta”, dichiara la Direzione di Sovranità Popolare, “non abdichiamo a un millimetro della nostra critica al sistema. Al contrario, la “potenziamo”. Perché la critica più devastante al presente non è un lamento, ma la dimostrazione pratica che un altro modo è possibile. Vogliamo smettere di essere solo il sintomo del malessere informativo e diventare la cura. Il giornalismo costruttivo è il nostro “strumento di lotta più sofisticato”: è l'arte di scavare nel presente per trovare i semi del futuro che vogliamo far crescere. La sovranità inizia dalla capacità di raccontare il mondo non solo per ciò che è, ma per ciò che, insieme, potremmo davvero fare che sia. Questo è il nostro nuovo, ambiziosissimo, cantiere. “Lavoriamo insieme?”
“Il futuro dell'informazione, per essere sovrano, deve essere costruttivo. Noi iniziamo oggi.”
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