DA PIAZZA FONTANA ALL’OLIMPICO

… Agosto, che caldo, che fumo, che odore di brace,
non ci vuole molto a capire che è stata una strage …
Con questi versi inizia "Agosto" – mese caldo, non solo climaticamente – brano che Claudio Lolli dedicò alla strage del treno Italicus, nel 1974, una delle due che funestarono quell’anno (l’altra è quella di piazza della Loggia, a Brescia, alla quale è dedicata "Piazza bella piazza", dello stesso Lolli).
A quella dell’Italicus si aggiunge la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che quest’anno ha compiuto quarantacinque anni. Ricordo come fosse oggi quando appresi la notizia. Ero in macchina e la radio, Radio 2 RAI, stava trasmettendo l’ultimo successo di Edoardo Bennato, "Sono solo canzonette", quando, a metà canzone, la musica sfumò. Da grande fan di Bennato imprecai, pensando alla solita interruzione pubblicitaria, ma un attimo dopo una voce dal tono grave disse: «Giornale Radio, Edizione Straordinaria» e subito dopo la notizia che alla stazione di Bologna un’esplosione aveva causato moltissime vittime.
Rimasi costernato. Poco più di un mese prima, il 27 giugno c’era stata la strage di Ustica in cui morirono tutti gli ottantuno passeggeri di un DC9 della compagnia Itavia in volo da Bologna a Palermo, inizialmente attribuita a un cedimento strutturale, ma che ben presto si capì essere di natura diversa.
Nonostante gli investigatori e lo stesso governo avessero attribuito l’esplosione e la conseguente strage allo scoppio di una caldaia difettosa, i giornali parlarono subito di attentato ed era chiaro che non si trattava di terrorismo rosso, perché le B.R. e i loro emuli non sparavano nel mucchio ma ad obiettivi ben precisi.
Come già avvenuto nel 1974 dopo le stragi di Brescia e dell’Italicus, il riflesso, forse condizionato, spinse a parlare di strage fascista, anche se l’esperienza nel frattempo maturata fece anche pensare che la matrice potesse non avere nulla di ideologico, che si la manovalanza fosse fascista (come anni dopo confermarono le sentenze definitive) ma dietro ci fossero ancora una volta dei burattinai che volevano mantenere l’Italia asservita ai loro interessi.
Anni dopo, ricordando l'ipotesi della caldaia, un magistrato che a suo tempo aveva partecipato alle indagini, disse che i depistaggi iniziarono pochi minuti dopo la strage, creando confusione e impedendo di far partire le indagini da basi solide.
Nei mesi e negli anni seguenti, furono avanzate le ipotesi più disparate sui mandanti della strage: dai palestinesi, come punizione per l’Italia per essere troppo filoisraeliana, al Mossad, il servizio segreto di Israele, per il motivo opposto, da Gheddafi a un complotto internazionale che coinvolgeva terroristi stranieri e neofascisti italiani, dalla CIA ai servizi segreti di altri paesi.
Mancarono solo Paperino e le Giovani Marmotte e il quadro sarebbe stato completo.
A quarantacinque anni da quel giorno, grazie ai brandelli di verità emersi nel tempo, possiamo delineare un quadro dei fatti che potrebbe non essere soltanto verosimile e considerare molto fondata l’ipotesi di un collegamento causale fra l’abbattimento del DC9 e la strage alla stazione di Bologna.
Il depistaggio sulla strage del 2 agosto sarebbe servito ad avvalorare la falsa tesi di una bomba a bordo del DC9 dell’Itavia e a sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle vere cause della strage di Ustica, spostandola invece sullo stragismo neofascita.
Ma se il depistaggio è stato confermato dalla Cassazione, resta senza risposta la domanda sui mandanti e si è dovuto attendere quarant’anni per leggere in una sentenza della magistratura che la strage si inquadrava in «un progetto destabilizzante che coinvolgeva alla radice lo stato democratico, nell’ottica della riaffermazione di uno stato autoritario» e che «si è trattato di una strage politica, o, più esattamente di una strage di stato». [Sentenza della Corte d’Assise di Bologna depositata l’8 gennaio 2021.)
Ricordiamo che nella prima metà degli anni Settanta la stagione delle stragi era stata accompagnata dal concreto rischio di un colpo di stato, un rischio a cui ci eravamo talmente assuefatti, come se si trattasse di una cosa normale, da essere citato perfino in una canzone, “… ed aspettare”, di Claudio Baglioni, insieme ad altre cose che in una vera normalità si aspettano:
… Il 9 barrato, la primavera, un tuo sorriso, babbo natale … COLPO DI STATO …
Ebbene, alla luce dell’enunciato della Corte di Assise di Bologna, la conclusione potrebbe essere che i burattinai che stavano dietro alle stragi, non avevano più bisogno del colpo di stato, perché erano già ben addentro agli apparati di sicurezza (e, direttamente o indirettamente, anche dell’informazione).
Non a caso si continua a parlare degli anni Settanta come "anni di piombo" e si dimentica (o si tace, più probabilmente) il ruolo del tritolo. Si enfatizza l’operato di un pugno di criminali senza alcuna speranza di successo, quali i brigatisti rossi e soci – che erano un corpo estraneo non solo allo Stato che a modo loro combattevano, ma anche a quegli strati sociali di cui si illudevano di essere le avanguardie – e si tace sui burattinai del tritolo, collusi col potere, spesso essi stessi membri del potere, funzionari dello Stato che invece di difenderlo contribuivano a destabilizzarlo, direttamente o per interposta persona.
Fra le interposte persone ci si possono mettere sia i terroristi neri e rossi che le bande mafiose, queste ultime da sempre organiche al potere, come si sarebbe detto allora, in un gioco complicato in cui non è mai chiaro chi utilizza chi.
Infatti, negli stessi anni, parallelamente alle stragi politiche e di Stato, continuava, nell’indifferenza dei più, la strage a bassa intensità (almeno trecento vittime dal 1970 al 1994) perpetrata da Cosa Nostra per eliminare quegli uomini coraggiosi che da semplici cittadini o nel loro ruolo di poliziotti, carabinieri, magistrati, politici, giornalisti, avvocati, medici, sacerdoti, imprenditori, difendevano la legalità. Di questo parleremo in un prossimo articolo.
Secondo la complessa articolazione su cui si fonda il calendario cinese, alla base di tutto ci sono le Epoche, suddivise in 60 cicli, ognuno dei quali è a sua volta diviso in Grandi Anni, composti ciascuno, grosso modo, da12 anni solari. Questi ultimi sono comunemente chiamati con i nomi degli animali dello zodiaco cinese: Topo, Bue, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Cane, Maiale, Gallo.
In questo variegato panorama zoologico, per noi italiani spicca il Gallo. Erano anni del Gallo quello di Piazza Fontana e quello del fallito attentato allo stadio Olimpico. In mezzo ci stanno tutte le altre stragi che scandiscono gli Anni del Tritolo, di modo che, volendo fare dell’umorismo nero, si potrebbe dire che come i cinesi usano nomi di animali noi potremmo usare quelli delle stragi – l’anno della strage di piazza Fontana, della stazione di Bologna, dell’Italicus, del Treno di Natale ecc...
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