Tra il dire e il fare c’è di mezzo il caos

Il Ministro Salvini prevede l’avvio dei lavori entro l’estate 2025, quindi domani.
Districarsi nel groviglio mediatico ed avere una visione aggiornata sul tema Ponte sullo Stretto, è un’operazione articolata. Proviamo comunque a individuare alcuni tra gli argomenti cruciali, che rendono il dibattito sempre più serrato.
Si tratta di un maestoso ponte sospeso che collegherebbe definitivamente - dai primi progetti risalenti alla metà del 1800 - la Sicilia alla Calabria, per sostituirsi al trasposto via mare.
In più, aprirebbe il transito di merci di porti italiani come Milazzo, Gela, Palermo e centralizzerebbe la rete di collegamenti di tutto il Mediterraneo. Il Consiglio Europeo ha definito il Ponte ‘un’opera fondamentale del corridoio Scandinavo-Mediterraneo’, che è parte della rete transeuropea dei trasporti TEN-T, che collega i porti del Nord Europa, fino a Palermo. Si tratterebbe dunque, di un grandioso allacciamento internazionale del futuro.
Ai vantaggi che leggiamo sulla carta, aggiungiamo pure la valorizzazione turistica del Sud e l’incremento economico, la creazione di nuovi posti di lavoro, l’ottimizzazione dei tempi di spostamento per la comunità locale, un’opportunità preziosa per i giovani e l’immagine internazionale che verrebbe rinnovata: gli obiettivi sono ambiziosi.
Ma ora ci tocca osservare l’altro lato della medaglia, che è quello dei dubbi e delle criticità, che questo imponente progetto mai realizzato, ci obbliga a valutare.
Cominciamo col dire che ad oggi, un progetto esecutivo reale è inesistente; l’attuale si rifà a quello vecchio del 2012. Lo afferma Giuseppe Busia, il presidente di ANAC, Autorità nazionale anticorruzione - che in occasione delle audizioni dell’8 giugno, presso le Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera – afferma che il Decreto Infrastrutture analizzato manca di elementi essenziali per procedere in sicurezza e trasparenza. Busia ha inoltre denunciato l’assenza degli opportuni controlli antimafia sulle imprese capofila e sui subappalti, spesso oggetto di infiltrazioni mafiose. Servono accertamenti sui cantieri, sui contratti e la sicurezza dei lavoratori e non è disponibile nemmeno un piano unico di costi aggiornati da presentare a Parlamento. Dopo l’approvazione potrebbero emergere aumenti e le norme europee e il Codice degli Appalti impongono che, se il costo di un contratto cresce oltre il 50%, l’appalto deve essere annullato e riassegnato con una nuova e gara, ipotesi che il Ministro Salvini - in urgenza di aprire i cantieri - non intende considerare.
L’ingegner Ciucci della Stretto di Messina Spa, concessionaria per la realizzazione del ponte, rassicura che non c’è rischio di superare il tetto di spesa e il progetto esecutivo verrà sviluppato in più fasi, metodo di costruzione che ottimizzerebbe tempi e costi.

È doveroso ricordare che l’area dello Stretto è una delle zone a più alto rischio sismico del pianeta. In questo punto si riversano forti correnti di maree e soffiano venti di scirocco che corrono fino a 216 Km/h. Il ponte è progettato per resistere a tali forze, dichiara Stretto di Messina, ma visto che il progetto definitivo non è ancora stato aggiornato e completato, sarebbe d’obbligo una revisione coerente e impeccabile per agire in sicurezza.
Inoltre, la presenza di faglie attive in un’area geologicamente viva come quella interessata, sono una questione allarmante. Le faglie sono fratture nella crosta terrestre che generano movimenti di roccia, che possono accumulare energia e rilasciarla, provocando terremoti e secondo la Protezione Civile, dove sono presenti faglie, non si può costruire.
Diversi sono i ricercatori e gli enti che infatti, segnalano perplessità sulla sicurezza del progetto:
- Il ricercatore Giovanni Barreca (Dipartimento di Scienze geologiche e ambientali dell’Università di Catania), nel 2021, cioè 10 anni dopo il progetto del 2011, ha scoperto – grazie ai dati satellitari del programma europeo Copernicus - che la faglia W-Fault, sita sotto lo Stretto sul versante calabro è attiva ed è la causa del terremoto di magnitudo 7.1 del 1908, che uccise 80.000 persone: il quinto terremoto più distruttivo nella storia dell’uomo.
- ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) tiene monitorata la faglia di Cannitello n. 128 e la pianta depositata dalla stessa Stretto di Messina indica la sua localizzazione proprio sotto il pilone del versante calabro e la classifica come ‘certa’ e di ‘massima pericolosità’. Secondo Ciucci la faglia in questione ‘non è sismogenetica’, non interferirebbe quindi col progetto e la resistenza a terremoti superiori a 7.1 sarebbe garantita.
- Inoltre, l’Ingegner Carlo Doglioni, ex Presidente INGV (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia), la massima autorità italiana in campo sismico, nel servizio di Report ‘Il ponte delle ombre’ spiega che l’istituto, nonostante le molteplici sollecitazioni, non è mai stato coinvolto ufficialmente nelle valutazioni del rischio sismico e della fattibilità del ponte. Tali dichiarazioni hanno scatenato un’infuocata polemica legale e politica: Webuild, azienda capofila incaricata alla costruzione dell’opera, ha risposto con un mandato di denuncia penale e richiesta di risarcimento danni a RAI Report e all’ex Presidente Doglioni, con accuse di dichiarazioni false e la Rai non ha poi fornito smentite a Webuild: la questione è ancora sospesa.
Al centro dell’attenzione è anche lo sviluppo investigativo delle 5 Procure antimafia (Catanzaro, Catania, Messina, Reggio Calabria e Milano) sulle infiltrazioni criminali nei cantieri, sui terreni e nelle società in subappalto. Attiva ora è anche la Procura di Caltanissetta, dove recentemente è stata aperta un’inchiesta su Giuseppe Prestipino, procuratore aggiunto della DNA (Direzione nazionale antimafia), indagato per rivelazione di segreto d'ufficio su indagini relative alle infiltrazioni della 'ndrangheta negli appalti per la costruzione del ponte.
Il Ministro Salvini promuove la necessità di intensificare i sistemi antimafia, ma in pochi mesi come sarà possibile controllare infiltrazioni che potrebbero essersi già insinuate?
L’ultimo tema da citare, riguarda la potenziale militarizzazione del meridione, a causa della presenza di molte basi NATO sul territorio. Il governo Meloni vorrebbe far rientrare il progetto nelle spese militari finanziate dell’UE, accedendo al Connecting Europe Facility e al Fondo Europeo per la Difesa. Questo appoggio, garantirebbe all’Italia un risparmio economico, ma darebbe anche una valenza ‘militare’ prima che civile, a tutta l’operazione. E in un momento critico come questo, per le relazioni internazionali e per le alleanze attive, il pericolo di approdo per eventuali attacchi militari futuri, non andrebbe sottovalutato.
Attendiamo quindi l’avvallo del Cipess (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile), ultimo anello della catena delle approvazioni.
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